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Dedica a cui stai rispondendo

Vi propongo una altra "chicca" considerevole questa volta dal mondo femminile",ovvio, vi farà riflettere sui nostri tempi e sul nuovo modo di socializzare e conoscere:-
"Il primo che contattai in chat fu quello che raccontava la storia più triste. Avevo 28, un fidanzato dal quale volevo scappare ma che non avevo il coraggio di lasciare e una sola amica. Iniziai a scambiare due chiacchiere con lui sui massimi sistemi, mi appiccicò in posta elettronica poesie rubacchiate on line e iniziai a sognare. Nel giro di due settimane gli avevo dato il mio numero di telefono e inviato una foto e dopo tre mesi di parole - a dispetto di circa 500 km che ci dividevano - lo incontrai. La sera stessa dormimmo nella stessa stanza dello stesso albergo. Non conoscevo nemmeno il suo cognome e lui era lontano secoli dall'idea che mi ero fatta di un uomo con cui avere una storia ma avevo deciso che mi piaceva e che ero innamorata di lui perché mi aveva capita. Dopo un mese le comunicazioni tra noi iniziarono a ridursi, dopo due mi disse chiaramente che mi lasciava perché mi amava troppo. Gli risi in faccia e tutto finì in uno scambio di feroci battute scambiate nella stanza virtuale in cui ci eravamo conosciuti.
Poi ne arrivò un altro. Nick poco intrigante ma dialettica vivace. Anche lì, stesso copione: tanti km di distanza, una ventina di email al giorno, lunghe ore passate davanti al pc in attesa di essere contattate. Questa volta nemmeno lo scambio di foto. Ci eravamo convinti che ci accomunavano troppe cose per avere bisogno di sapere come eravamo fatti. Ci incontrammo, altra storia. Un mese, due. Fui io a mollarlo. Una sera lo guardai e pensai che se lo avessi incontrato in qualsiasi altro posto (in pizzeria, a casa di amici, in discoteca) non gli avrei dato retta nemmeno per sbaglio. Addio.
Mi allontanai dalla chat per breve periodo breve poi ci ritornai (nel frattempo tra una storia e l'altra erano passati quasi due anni). La solitudine mi consumava, l'insicurezza mi impediva di cercare nuove amicizie, uscire con persone di cui mi erano noti i lineamenti, scambiare chiacchiere con l'amico incontrato al bar. Tempo un mese e trovai un'altra persona col quale illudermi. La dinamica è sempre la stessa: individui il più drammatico (anzi, il drammaturgo) e decidi che devi salvarlo. A costo di scrivere 30 email al giorno ma devi farlo.
Con questo arrivammo a conoscere le rispettive famiglie. Ero certa che mille chilometri non avrebbero spaventato nessun amore vero. Ovviamente mi sbagliavo. Mi beccai un bel paio di corna virtuali e anche questa storia finì.
Nel frattempo quei pochi conoscenti che avevo in giro per la città erano spariti del tutto. Avevo difficoltà a trovare qualcuno con cui andare al cinema o da invitare a cena. Ero diventata sciatta, non mi riconoscevo più.
Ho spento il computer, cambiato casa, slacciato telefono. E' stato difficile ricominciare a rapportarmi al mondo reale. Quel mondo di parole mi faceva sentire speciale. Il primo mi aveva inondato di poesie senza nemmeno sapere che odore avessi, il secondo diceva di amarmi senza mai aver visto il mio viso, il terzo addirittura voleva fare le cose sul serio.
Le strade reali pullulano anche di imbecilli e cretini. Nel mondo virtuale spesso ci sono solo loro.
Lui esiste perché esistono tante lei (come me) e viceversa.
Esiste perché l'adrenalina sfiora picchi elevatissimi ogni volta che sali sul treno pronta ad abbracciare il nulla fatto principe azzurro. Esiste perché non ti importa un fico secco se l'unica amica che ti è rimasta accanto continua a dirti che faresti meglio a non fidarti, che potrebbe essere un delinquente qualsiasi e farti del male. E tutta invidia, pensi. Chissenefrega.
Poi annusi, tocchi, guardi e finalmente capisci.Il nulla!