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Non so, la mia follia é tanta...normalità allora, beh non resisto, fuori piove, dai Auanagana Bob, coraggio,lancia quest'ennesima folle fantasia... perdonatemi se si può...
La fiaba narra del Vecchio-Uomo-Salice che se ne sta solo da molti anni e che nessuno mai lo va a trovare finché un giorno...
Era appena nevicato e l'erba del prato quà e là mostrava il verde smeraldino ribelle al candido manto. L'inverno bussava alle porte e ormai per il Vecchio-Uomo-Salice non v'era più speranza; avrebbe trascorso ancora un lungo inverno lassù dove il vento spira gelido e dove l'Aquila, dall'alto del suo sguardo, scruta gli alpeggi. Gli ultimi fili d'erba si lasciarono cospargere dal bianco manto e le foglie del "Vecchio" caddero al suolo affogando nella fredda brina. Una lepre attraversava l'ampia radura mentre l'ululato del Lupo avvolgeva il tetro bosco nel più fitto mistero.
Presto si fece buio. Il silenzio, ovattato dalla neve, assordava i viventi mentre dal cielo precipitavano candidi fiocchi avvolgendo il Salice findove le radici s'aggrappavano per tenerlo in vita. Giorni freddi e oscuri s'impadronirono ben presto delle selve e con esse anche del Vecchio-Uomo-Salice. Il vento spesso cercava di strappare con tutte le sue forze dalla madre terra il forte saggio ma lui, con la speranza che teneva nel cuore e il ricordo dei giorni lieti, si strinse a sé opponendo resistenza a quella forza violenta della natura. La neve sfoderava i suoi gelidi artigli e dove falliva il suo volere trionfava la pioggia che, copiosa, inondava le radure affogandone la vita mentre la tramontana con furia selvaggia sradicava alberi trasportandoli tra gole impietrite. Il nostro Vecchio amico lottava disperatamente con tutte le sue forze e sembrava che da un momento all'altro dovesse cedere abbandonandosi al volere di Melkor il maligno: colui che vuole il male.
Rari giorni di sole avevano infuso speranza al Vecchio Salice ma la bufera prese il sopravvento e, più forte e decisa che mai, avvolse di nebbie oscure le selve impedendo a Vecchio-Uomo-Salice di dialogare con gli abitatori ancestrali di quelle stesse selve e, perdendo giorno dopo giorno la speranza di poter vedere la prossima primavera, s'intristì. Nelle notti più buie sentiva voci trasportate dal vento che imploravano aiuto gridando dalle forre ma le nebbie gli impedivano di conoscerne la fonte di provenienza.
Anche i lupi vagavano indecisi tra quegli alpeggi dove sembrava che la morte fosse in agguato ad ogni angolo. Il sole a stento evaporava la brina che posatasi sulla vecchia e ruvida corteccia del Salice sembrava possederne l'anima non permettendo a nessuno d'insinuarsi tra quella secolare e ruvida "Pelle". D'improvviso il cielo s'incupì e la debole luce dei raggi solari venne inghiottita da neri nuvoloni che densi e oscuri minacciavano di scaricare le loro frustrazioni addosso alla povera radura e con essa al Vecchio-Uomo-Salice. Tuoni e fulmini s'impadronirino della valle e scuotendo e brontolando se ne andarono nottetempo lasciando morte e desolazione. A stento gli animali riconobbero il Vecchio che la battaglia per la sopravvivenza aveva indebolito portandogli via uno dei preziosi rami.
Nonostante le mille avventure Vecchio-Uomo-Salice voleva tornare a essere "strusciato" dagli animali che grattandosi alla sua corteccia si procuravano e gli procuravano sollievo. Si ricordava che ogni tanto anche le mucche che abitavano temporaneamente gli alpeggi venivano a fargli visita e che adesso senza un braccio (per giunta il più bello e il più forte) come poteva far capire loro che ne accettava la presenza?
Ma un giorno il sole uscì libero e ardente dalle forre aiutato da una voce soave che l'incitava a non abbattersi ed a lottare a qualunque costo per la vita. Quella voce parve al Vecchio di conoscerla e nonostante avesse perso la speranza d'incontrare nuovamente la primavera e fosse piegato dalla forza bruta degli eventi riuscì a sollevare la testa guardando avanti a se: Un omino s'avvicinava sempre più. Indossava un raggiante sorriso e cantava, si cantava; adesso sentiva bene quello che diceva e parve rivolgersi a lui, al Vecchio-Uomo-Salice che credeva d'esser stato abbandonato da tutti. L'omino più s'avvicinava più diventava grande e quando si ritrovò a pochi passi da lui, dal Vecchio-Uomo-Salice, cantò nuovamente la poesia...

Ehi dol! bel dol! Suona un dong dillo!
Suona un dong! Salta ancor! Salice bal billo!
Tom Bom, bel Tom, Tom Bombadillo!

come poteva non ricordare: ormai era sicuro, quell'omino gentile e felice che abitava lungo il fiume chi altri poteva essere se non Tom Bombadill l'amico di Baccador la Primavera!
Il Grande-Vecchio-Saggio pianse di gioia e capì che anche questa volta era riuscito a vedere la primavera com'egli aveva sperato ardentemente durante le buie e lunghe notti invernali.
Non si sa come ma in quel momento il cielo si tinse di rosso fuoco e la luna, facendo capolino dalle ultime nubi salutò il Saggio dicendogli: Bentornato tra noi Vecchio-Uomo-Salice.
Morale?"Resistete, la primavera tornerà nei nostri animi e sorrideremo per sempre... "