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Dedica a cui stai rispondendo

Era pomeriggio, un caldo pomeriggio, io seduta sulla panchina del parco che leggevo, finito il capitolo ho chiuso il libro, sospirato e mi sono guardata intorno.
Il mio sguardo si è incrociato con il suo, i miei occhi si sono persi nel verde dei suoi, impacciata sorrido, e lui :"Scusa, sai dov'è il negozio che vende fumetti? Perchè sono nuovo!" e io ancora più impacciata di prima: "Emh, sì, la fumetteria, vai dritto di qua e volta a sinistra, all'angolo." un sorriso ed io, quasi imbarazzata, continuavo a giocherellare con le mani e a muovere nervosamente la gamba.
Lui: "Va tutto bene?"
"Sì sì.."
"Ok, allora grazie eh!? Cià.."
E continua nella sua camminata, un po' dondolante ma di cui me ne innamorai subito.
La settimana dopo, alla fine di diverse ricerche, sono riuscita a scoprire il suo nome, Ale, origine francese, con un fratello più grande e abitante di una frazione di 20 persone della cittadina dove stavo io.
Giorno della maturità, fine prova orale, per festeggiare io e la mia migliore amica siamo andate al Favilla, un bar accanto all'Istituto, dove il proprietario ci ha offerto l'ordinazione.
Mi siedo e mi guardo intorno, forse in cerca del suo sguardo, quello che mi sta facendo impazzire da giorni.
Passano pochi giorni e io sono sempre seduta lì, sulla mia panchina con in mano il mio libro.
Vengo spaventata da una suoneria ad alto volume, mi giro di scatto, arrabbiata e "spaventata" nello stesso tempo, e chi vedo?
Lui.
"Oh scusa, stavi leggendo? Non volevo, guarda, ora metto il silenzioso.." e mi sorride..
Che bello che era, quel sorriso che mi fece tornare la gamba traballante e le mani agitate.
Annuisco, quasi divertita, ma emozionata.
Lui si siede accanto a me, la gamba prende un ritmo più frenetico e cerco di guadagnare tempo frugando nella borsa.
"Aspetta, ma tu non sei la ragazza dei fumetti?"
"Ah, già, avevi una faccia familiare infatti..." dico, fingendo di non ricordare...
"Che bella giornata, non trovi? Amo il sole."
_Eh già, pensa un po' io quanto lo amo, ho un ragazzo vicino a me che mi sta facendo sudare quasi in ugual maniera!_Pensavo.
"Oh, ecco il mio pullman, bhè, spero di rivederti, ciao!"
"Ciao Ale?, pensai tra me e me, sospirando, con quel che di speranzoso negli occhi.
Non ci credo, LUI ha parlato con ME!!
Euforica me ne sono tornata a casa, e ho iniziato a scrivere il suo nome ovunque, ho riempito circa quasi due pagine di fogli avanzati durante l?anno.
Sempre durante quella settimana mi trovavo per il paese a fare un ca**o, come al solito.
Il cielo si stava coprendo di nuvoloni grigi e bianchi.
All?improvviso sento una gocciolina posarsi, educata, sulle mie labbra, e poi un?ombra da dietro che mi si avvicina..
Mi giro, di scatto..
?Ciao! Tò, sennò poi ti bagni, non preoccuparti per me, ho il cappuccio! ?
Sì, era lui! Con in mano un ombrello blu.
Scoppio in un sorriso, ringraziandolo.
La piazza si svuota, restiamo soli, alla pioggia, a ridere.
E? così bello, con quegli occhi, quel sorriso, quei capelli, quelle mani...
?Scusa ragazza dei fumetti, posso farti una domanda??
?Certo, dimmi..?
?Qual è il tuo nome??
?Federica... Lo so che non è il massima, ma è sempre meglio de ?la ragazza dei fumetti? e ci mettiamo a ridere...
?Io comunque sono Ale, piacere!? e mi prende la mano...
Mi indica una panchina, l?unica ancora asciutta.
Ci sediamo.
Lo vedo un po? agitato, ma sorridente.
Si avvicina e volge la testa verso di me..
I suoi occhi m?incantano...
E? sempre più vicino, più vicino, più vicino...
La sua mano mi sfiora il collo, le sue labbra si posano delicatamente sulle mie, gli occhi si chiudono, i nostri cuori si uniscono, formando un?unica melodia che fungerà come colonna sonora del nostro prima bacio...
Smette di piovere e lui mi continua a guardare, sorride...
Un colpo violento di tosse, un piccolo rivolo di sangue gli fuoriesce dalla bocca.
?Oh ca**o, ma che hai??
?No, niente, mi succede spesso, non ti preoccupare, sono appena uscito da un?influenza... ?
Dopo aver sorseggiato un po? d?acqua, mi porge la sua mano, con una lieve presa mi alza dalla panchina, mi abbraccia le spalle e mi riaccompagna a casa.
Ci saremo rivisti la sera successiva.
Così fu, e per tante altre sere, quasi due anni, era l?amore della mia vita, avevamo progetti importanti e aspirazioni fin troppo fantastiche, per noi, sì, noi.
Una mattina mi sono svegliata, ero nel suo letto, la sera prima mi aveva portata a cena, e poi a casa, dove avevamo fatto l?amore, un dolce incontro concluso in maniera tenera.
Mi giro e lo vedo, ma mi rivolgeva la schiena.
Ho iniziato ad accarezzarlo e a sussurrargli qualcosa di dolce nell?orecchio.
Ma niente, nessuna risposta.
Inizio a punzecchiarlo. Lo giro dalla mia parte e lo vedo, bianco, con le labbra color viola livido, gli occhi chiusi e le mani gelate.
Chiamo un?ambulanza.
Circa cinque minuti dopo arriva e con lui salgo e andiamo all?ospedale della provincia.
Agitata, continuo ad andare su e giù per la sala d?attesa, nella speranza dell?arrivo di una buona notizia.
In lontananza un camice bianco che si avvicina.
?Signorina Colini??
?Sì, sono io... Sta bene??
?Sì, ora è stabile, però il cancro sta avanzando... Se le va può vederlo, mi segua.?
Pensai ad uno scherzo, ma mi feci subito più seria, cancro, no, il mio Ale non poteva avere il cancro... E perché non me l?ha mai detto? Una lacrima mi scende piano piano...
Dalle scale sua madre che mi viene in contro.
?Come sta? Dov?è il mio bambino??
?Salve signora, Ale ora è stabile, stia tranquilla, sta bene... ? fingo di fare una faccia meno agitata...
?Oh cara, vai, vai tu a salutarlo, io ci parlo dopo, ora avrà bisogno della sua Federica? e mi lascia con un sorriso gentile.
?Apro la porta, lo vedo, lì, sdraiato, con tubi attaccati dovunque.
Mi copro la bocca con le mani, le lacrime mi invadono il viso: ?Ciao piccolo... ?
E mi siedo accanto a lui, sul bordo del letto.
?Scusa se non te l?ho detto... ? una pausa, prende fiato ? avevo paura che non mi volessi più... ?
?Altre lacrime mi bagnano le guance ?Ora non importa, ok? Non pensare a me, pensa a guarire... ? mi giro verso la vetrata della camera, non riesco a guardarlo in quelle condizioni...
?Mi dispiace Fede, non piangere? e una lacrima percorre i suoi lineamenti, e va a morire sulle sue labbra, quella mattina tenui.
Gli prendo la mano e gli sussurro un dolce ti amo nelle orecchie.
?Ora pensa a dormire un po?, io sarò qui, vicino a te, non mi muovo, tranquillo ok??
?Ok, anch?io ti amo tanto... ?
Vedo che i suoi occhi sono stanchi, deboli, colmi di dolore, ma anche innamorati, e quello spiraglio di luce forse è l?unico che lascia un po? di speranza al mio Ale...
La sera stessa mi squillò il cellulare, era un numero privato.
?Cara, sono io, la mamma di Ale, bhè, mi dispiace... ? e inizia a singhiozzare senza più fermarsi, buttandomi giù la chiamata.
Gridai come una disperata, impazzita, avvolta dal dolore, iniziai a piangere, tutta la notte a fissare la sua foto, pensarlo, ricordarlo...
Va avanti così da più di 4 anni ormai, e io non credo mi riprenderò più...
Volevo solo ricordare al mio Ale che io sarò sempre con lui, ti amo angelo stupendo.
La tua ragazza dei fumetti, per sempre...