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Dedica a cui stai rispondendo

Caro F,
non ci siamo proprio. Volevi essere il compagno della mia vita. Mi dispiace, ma a malapena riesci ad essere un amico. Per giunta pure poco affidabile come amico. Un amico di cui non ci si fida, via. Uno che la mattina saluti quando lo incontri. Di quegli amici che se puoi li eviti, come il raffreddore. Hai presente? Quando ti cola il naso.
Ecco, per il raffreddore c'è il vaccino. Per te no. O almeno, non lo vendono in farmacia. Una si fida. Ti mette alla prova. Tu sei libero di giocarti le tue carte. E le giochi tutte sbagliate. Le cose sono due. O sei sfortunato. O non conosci le regole del gioco. Se sul tavolo c'è un tre di bastoni e un quattro di denari, non fai scopa con il cinque di coppe. Se tu sei convinto di sì, prenditela con chi ti ha spiegato le regole. O con chi ti ha insegnato l'aritmetica. E tu in un rapporto a due lasci a desiderare come quando giochi a briscola credendo che sia scopa. A proposito: ma te sai giocare? Fuor di metafora, altrimenti finisce che non capisci, intanto lo dice l'espressione stessa: rapporto a due. Sai leggere? A due, Non io che sto al tuo servizio o che vivo in funzione delle tue presunzioni o delle tue preziosità sociali. Io dovevo essere valorizzata per quel che sono o per quel che valgo, non usata per essere come tu mi vuoi.
Devo essere accettata così. Chi mi ama deve amare me, non il suo idolo. Qui hai perso la prima battaglia. Ci sono state persone nella mia vita, che non avevano le tue stesse ambizioni, che ti hanno umiliato in questo. Vedi, alla fin fine qualcosa ho imparato. Ho
imparato, per essere sintetici, che si stava meglio quando si stava peggio. Ho imparato che chi mi è stato vicino in questi mesi, in queste settimane, forse stava testimoniando un'urgenza, una presenza che tu non avevi. Ho imparato che persino mio marito, da cui mi dovevo allontanare, è una sicurezza affettiva, è un'isola in cui si sta bene. Tu sei il fuoco di paglia, l'illusione che si è bruciata in un secondo, il frutto proibito che ho desiderato di più quando non lo potevo avere. Ma di quella magia oggi mi rimane il ricordo di un guastafeste a cui non andava mai bene nulla, con cui non riuscivo a tessere uno straccio di dialogo, a condividere sogni, emozioni, progetti, iniziative. A letto sei un Dio, ma su tutto il resto sei uno spiritello qualsiasi. Gaspar. Preferisco la paganità di chi non ha le tue altezze biologiche e fisiologiche, ma ha molte più
attenzioni reali; non ha le tue ipocrite galanterie, ma ha una fraterna e sincera voglia di me; non ha i tuoi soldi o il tuo sgomitare sociale, ma una pizza me la offre senza rinfacciare; preferisco la profanità quotidiana di chi sa essere uomo sempre, anche un piccolo uomo, alle sparate superomistiche ed olimpiche di chi si crede una divinità greca senza sapere che è solo un santino su di un muro in un quartiere popolare, di chi si crede Apollo ed è san Gregorio Armeno; preferisco la semplicità alle tue arroganze, la
debole attestazione alle tue promesse. Sei il genere di uomo, e l'ho capito tardi, con cui non potrei mai fare una scelta di vita. Sei l'uomo che illude e delude, che promette l'Everest e ti dà il garage, sei l'uomo su cui non puoi contare, perché è lui che fa due conti, che è tutto un conto, che mette in conto cifre a nove zeri per poi darti, in termini concreti, lo zero virgola qualcosa. No, caro, io a questo punto preferisco quello che ho e posso avere. La realtà, non il sogno, non l'utopia. Voglio qualcosa di domestico, non di esotico, selvaggio, seducente. Prima di sognare di essere un mito, potresti verificare se sei capace di essere una persona normale. Secondo me non lo sei. Ed è per questo che ho deciso di fermarmi qui. Perché più continui più sbagli, inciampi, incespichi. Ti ho aspettato al traguardo sapendo che tanto non arrivavi. E mi sono accorta che
nemmeno sei partito. Mi dispiace, credimi, ma questi giorni sono serviti a rinsaldare in me una convizione forte, radicata, sincera, credo persino matura. Sono davvero più razionale e meno emotiva quando ti dico che non sei tu quello di cui ho bisogno. Ti scrivo adesso, per chiarezza raggiunta, e ti prego di troncare qui tutto.
Niente sms. O chiarimenti ulteriori. Questo sentivo che ti dovevo. Ma il tuo fallimento, per me, si arresta qui. Non voglio strascichi ulteriori, o code sfilacciate di chiarimenti o di scuse. Ci siamo chiariti tante volte e non è cambiata una virgola. Ed ora, dopo le
virgole, è tempo di un punto. Per la punteggiatura del cuore non ci sono più puntini di sospensione. C'è la certezza che dopo un periodo non c'è un altro. E' la fine. Si volta pagina.