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Dedica a cui stai rispondendo
E' giunto il momento di congedarmi da tutti voi, tra pochi giorni parto, volo in India per la terza volta, come la prima da solo, vado per ritrovarmi nel luogo che considero più vicino a Dio al mondo.
Vi lascio con una dedica già pubblicata più di un anno fà, che riguarda una intensa esperienza fatta in India, come al solito per farvi riflettere...
"Mi trovavo in India diversi anni fà e precisamente nella zona di Benares, solo qualche hippy occidentale capitava di incontrare ed ero fuori da ogni rotta turistica, posso dire che se l'armata di Alessandro Magno era stata distrutta dai fenomeni naturali di questo paese era ben donde perchè per sopravvivere avevo dovuto far ricorso a tutta la mia esperienza di viaggi, l'India offre guai a iosa a chi non è del posto e l'aspetto più difficile è il bere, si perchè un europeo rischia una dissenteria anche mortale, mi difendevo bene mangiando cibi speziati indiani a dismisura, chily, comino, curry che difendono dalle parassitosi intestinali, beh ero in discreta salute e la giusta paura mi accompagnava ovunque, ogni cosa era degna di una fotografia, ma giravo con nulla che poteva essermi rubato, ero solo da 2 settimane per quanto sia possibile essere solo in India, avevo già visto e vissuto cose che difficilmente possono essere credute nei bar vicino casa mia, ma sinceramente sarei rimasto in India anche più di 1 anno, se i soldi me lo avessero permesso.
Quello che vado a raccontare è un episodio che mi ha shoccato diciamo molto più di altri:-
Avevo trovato da dormire in un resort per 2 dollari e mangiato pollo al curry speziato da morire, salutai il contadino che mi ospitava mentre era intento a falciare la ganja(marijuana) che gli infestava l'orto, molto apprezzata dagli hippyes molto odiata dai contadini perchè vista come un ortica infestante, un tramonto rosso sangue mi chiamava verso il fiume sacro agli indiani e scendo su un declivio che da sul fiume, tutto assumeva i toni del sogno, la musica dei tamburi e un lontano sitar, i cobra immobili sui sassi e gli indiani che passano loro accanto indifferenti e dopo un pò non ci si fa più caso, dei mistici intenti alle loro abluzioni e qualche cadavere portato dalla corrente che lentamente scorre al centro di questo immenso fiume largo quanto un mare, da scorgere solo in lontananza l'altra sponda, tutto una magia di colori, vorresti i tuoi amici accanto per condividere ogni quadro che vedi, ma sei solo e vivi un sogno ad occhi aperti ma forse è anche più bello, ma torniamo all'episodio da mettere in risalto perchè è veramente sconcertante...
Mi ero appoggiato a un alberello e mi ero messo comodo ad osservare la gente, in special modo donne indi che scendevano e salivano con delle giare a prendere acqua dal gange, donne credetemi affascinanti con indumenti che mettevano in risalto i loro splendidi caratteri orientali, donne anziane risalivano il pendio con un anfora sulla testa così pesante che dubitavo di riuscirci a farlo io, loro lo facevano con una facilità disarmante, ma a un certo momento scende verso il fiume un vecchio, ma così vecchio da non crederci, quasi nudo escluso uno straccio arrotolato ai fianchi a coprire la parte dei genitali, beh tutti cantavano il mantra tipico "om mani padme hum"come i rosari, quelle nenie ipnotizzanti, questo mantra era quello più ascoltato da quelle parti, il vecchio mi passa accanto e va giù al fiume a riempire la sua brocca, anch'io cantavo om mani padme hum senza smettere mai e tutto aveva una sincronia celestiale, l'anziano era a 30 metri e al fatidico momento che aspettavo per vedere se quell'essere ossuto all'inverosimile riusciva a sollevare la giara e risalire smetto di cantare e contemporaneamente il vecchio cade all'unisono, la prima cosa che fa è guardarmi con uno sguardo che mi paralizza, i suoi occhi come la brace in un corpo esile all'inverosimile, mentalmente mi chiede perchè ho smesso di cantare quel mantra e sento come una specie di ordine mentale che mi implora di riprendere a farlo, di nuovo forzatamente riparte dalla mia voce quella nenia om mani padme hum e osservo la scena intimorito, il vecchio come a ritrovare energia risolleva la giara, si rialza, la mette in testa e non stacca più i suoi occhi scuri e penetranti dai miei, comprendo che sta usando l'energia collettiva del nostro canto e solo quella gli da energia, forza, mi metto a cantare con tutta la forza che posso dargli e mi accorgo che le donne e gli uomini nei pressi fanno altrettanto, non ho il coraggio di smettere nemmeno un istante e quell'uomo sembra avere un nuovo vigore, sceglie di passarmi accanto e mi da un ultimo sguardo e riesco a captare l'ultimo suo pensiero,"hai compreso",lo vedo risalire il greto e lo vedo sparire, solo in quel momento mi riesce di smettere.
Ho compreso che siamo legati da sottili leggi non scritte, da energie che uniscono i nostri cuori e le nostre menti e lo abbiamo dimenticato per una teconologia stupida, banale e forse superflua.
Siamo tutti legati dalla stessa energia cosmica, quel giorno ho imparato una lezione che non dimenticherò mai."
Questa é la mia vita.
Vi amo.
Auanagana Bob
Forse... Addio...
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