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Solo un tatuaggio per ricordare me..
Alice sta piangendo. Lo fa sempre quando piove. Nella piccola roulotte si sente tantissimo il ticchettio della pioggia. Io la prendo in braccio e penso ai 5 mesi da quando c?è lei. Ho dovuto smettere di andare a scuola perché mia mamma è partita e non può occuparsi di lei. Sono ingrassata, ho sofferto molto, il mio corpo è cambiato.
Adesso Alice ha fame. Allora mi slaccio la camicetta e comincio ad allattarla. Ha davvero fame, oggi! Succhia come una disperata! Probabilmente sarà l?ultima volta che succhierà così. Domani ho il colloquio con i genitori adottivi. Comincio a piangere e stringo Alice al petto, come se servisse a farla rimanere con me. Eppure sento che darla in adozione sia la cosa giusta. Il mio angioletto si merita due genitori sposati e adulti. Si merita più di una mamma di 16 anni che vive in una squallida roulotte alla periferia di Milano. Smetto di piangere e lei smette di succhiare. Si sta addormentando. Comincio a cullarla fra le mie braccia e accendo lo stereo. ?Gabriel-Lamb?, la sua ninna-nanna. Lentamente chiude gli occhi e il sonno la rapisce. Anche per me è ora di dormire. Domani sarà una giornata importante.
Alle 7.00 di mattino mi sveglio, tiro fuori dal piccolissimo armadio il vestito più bello che ho. Prendo Alice fra le mie braccia e mi incammino verso la fermata del bus. Per andare in via Sant?Angelo c?è un bel pezzo di strada. Dopo tre quarti d?ora sono dentro una stanza d?ospedale. La porta si apre. Entrano la Dottoressa e i nuovi ?genitori? di Alice. Ci salutiamo, loro mi sorridono. Anche la Dottoressa mi sorride. Alice si sveglia e ci guarda curiosa. Incomincia il colloquio e dopo un?ora sto firmando dei documenti. È ora di salutarsi. Porto Alice al mio petto, la stringo, piango, anche lei piange, la do in braccio ai due sposi. Hanno deciso di chiamarla Lucrezia. Penso che tutto quello che sto facendo sia giusto e mi sento sollevata. Saluto tutti e me ne torno a casa. Sono soddisfatta. Potrò tornare alla vita di sempre. Sto bene. Sto benissimo. Nella roulotte mi metto sul letto e vedo il disinfettante che usavo per il tatuaggio di Alice. Mia madre mi ha obbligato a farglielo fare. Il tatuaggio consiste nel suo nome, scritto sulla schiena, piccolo, ma leggibilissimo. Penso al suo vero nome e penso che sia il più bello del mondo. Poi penso a quello nuovo, ?Lucrezia?. Che nome schifoso!!!! E che antipatici e arroganti quei due bambocci che hanno rapito la mia piccola. Quella maledetta dottoressa che mi ha convinta a darla via. Quella maledetta puzza di ospedale, di gente che non ha problemi, di gente felice di vivere, felice di poter rubare una bimba alla sua mamma. Io non sto bene. Non sto bene. Voglio la mia Alice. Voglio la mia bambina. Comincio a urlare, a piangere, a buttare per aria tutta la roulotte. Penso alla vita che ho sempre dovuto fare, alla vita malandata, povera, senza limiti. Penso alla mia famiglia. Non mi ha mai voluto bene nessuno. Né mio padre, l?uomo più alcolizzato della terra, né mio fratello grande, drogato e violento, né i miei nonni, né i miei fratellini più piccoli, né il ragazzo che amavo e che mi ha ingannata..e soprattutto mia madre. Penso all?ultima volta che l?ho vista: mi ha obbligata a far fare il tatuaggio su Alice. Per la prima volta nella mia vita, provo un moto di affetto verso mia madre: quel gesto che ho sempre considerato sbagliato, offensivo e che lei mi ha obbligato a fare, adesso mi sembra l?unica cosa che la mia bambina ricorderà di me. Il suo vero nome, il nome che le ho dato. Improvvisamente penso alla faccia che avrebbero fatto vedendo il tatuaggio i suoi nuovi genitori.
In quel momento provai odio per loro. Provai soddisfazione per quel tatuaggio. Stavo impazzendo, dovevo calmarmi. Mandai un bacio al cielo, alla mia piccina. Mi addormentai e tutti i pensieri di odio sparirono dalla mia mente, occupata solo dal viso della mia Alice.
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