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Fù così che Roberta arrivò a casa quel giorno.
Così semplicemente, stranamente, incredibilmente serena.
Sentiva una pace in se che mai aveva provato prima.
Il dolorino all'utero che l'aveva accompagnata nei giorni precedenti non lo sentiva più.
La ginecologa le aveva detto che era solo una lieve infiammazione dovuta alla spirale. Troppi anni di spirale.
Dieci giorni di ovuli da introdurre per guarire.
Oramai tutto, o quasi, era a posto. Niente prurito, fastidio, dolore.
Qualche giorno prima aveva dovuto disdire l'appuntamento con Paolo.
"Sai, ho male proprio lì"
"Come mai? Cosa succede?"
"Non so, ieri ho avuto qualche perdita di sangue, domani mi aspetta la ginecoloca, vediamo cosa mi dice, ti faccio sapere"
"Ok, Roberta, fa niente... non voglio che ci si veda e poi tu stia male.. ci risentiamo"
Entrò in casa andando dritto in camera per spogliarsi e mettersi una vestaglia. Dopo una giornata di lavoro pensava ad una bella doccia e poi, finalmente, un pò di relax.
Voleva proprio gustarsi questo strano senso di quiete che la pervadeva.
Suo marito era in poltrona a leggere un giornale.
Aveva a stento risposto al suo saluto ma questa era oramai una abitudine consolidata.
Fino a qualche tempo fa era infastidita da questa collaudata freddezza oramai irreversibile, ora non più
Pensava a Paolo spesso. Tuttavia capiva benissimo che non avrebbe avuto nulla, neanche da lui, ma almeno in quegli incontri clandestini si sentiva ancora donna.

Le due figlie oramai grandi erano in giro come sempre.
Roberta aveva la chiara coscienza che il loro bene passava attraverso il lasciarle andare liberamente verso la loro vita, anche a costo di farsi male.
Le auto passavano veloci lasciando sempre un fastidioso rumore di motori ma anche della musica a palla di qualche ragazzino "neo-patentato e discotecaro" con le casse amplificate da far vibrare i vetri della casa.
La tv era accesa anche se nessuno la guardava.
In tutto quel caos di rumori il silenzio che regnava dentro Roberta era assordante.
Non sentiva nulla.
Una sola voce, solo una: "Dai Roberta, è arrivato il momento della tua libertà"
Ripensò per un attimo a sua madre e suo padre. Pochi attimi per decidere di spegnere la luce, e presto, anche su quei pensieri.
Erano andati via entrambi molto giovani ma le avevano lasciato un regalo importante: l'educazione.
Cosa era l'educazione Roberta?
Fare la brava ragazza. Sposare il bravo ragazzo figlio della buona famiglia. Non esagerare con i divertimenti. Accontentarsi sempre di tutto e soprattutto non correre dietro alle fantasie e follie giovanili.
Questa era l'educazione.

Roberta era stata tanto, troppo educata.
Solo da 2 o 3 anni aveva iniziato a essere un pò più monella e all'inizio aveva qualche senso di colpa. Poi, via via, neanche quelli.
Aveva iniziato a 40 anni oramai suonati.
Il gentile Paolo aveva solo 28 anni, era libero, era bello.
Era soprattutto un mastino che a letto la possedeva come mai nessuno aveva fatto,
si contorceva nelle più assurde posizioni che le fantasie di Paolo la forzavano a prendere, le dava quel senso di riscatto e rivincita che per troppi anni aveva rimosso.
Finalmente qualcuno infrangeva le regole insieme a lei.
Non capiva perchè essere presa così violentemente la facesse godere così tanto.
Quando rientrava a casa provava imbarazzo per le figlie ma solo le prime volte; niente invece, nessun rimorso per il marito. Non riusciva tuttavia a guardare le foto dei suoi genitori. Quelle foto sembravano rimproverarla, sempre.
Eppure suo marito era stato sempre bravo, buono, disponibile.
Forse troppo. Forse non l'aveva mai sbattuta a dovere.
Forse non le aveva mai fatto sentire il pulsante desiderio dal quale una donna, a volte, desidera essere avvolta e riempita.

Non una doccia. Un bel bagno.
Ancora più pace, ancora più quiete e relax.
La vasca era quasi piena. Roberta chiuse la porta del bagno a chiave e, lasciando scivolare la vestaglia, restò nuda e poi, un piede dopo l'altro, entrò in acqua e dolcemente si distese.
Chiuse gli occhi, l'acqua tiepida, il respiro leggero e le immagini dei suoi sogni più belli si fecero incontro.

Cantava. Cantava in un coro con tante altre ragazzine e ragazzini. Interpretavano un'opera di Puccini, avevano solo 14 o 15 anni ma erano davvero bravi.
Il coordinatore dell'oratorio, dopo l'esibizione pubblica nella piazza del paese, andò a parlare coi genitori invitandoli a supportare ed incoraggiare quell'innato talento che Roberta sembrava dimostrare.
La sera stessa i genitori le spiegarono che non era una buona strada, che doveva pensare agli studi, che doveva mettere su famiglia e che la maggior parte degli artisti nella vita faceva una brutta fine.

"Dai Roberta, è arrivato il momento della tua libertà"
Ecco di nuovo quella serena voce che le parlava dall'interno.
Aprì gli occhi e li richiuse il pensiero sempre lì...
Le analisi lette dalla ginecologa non davano dubbi, tumore alle ovaie, diffuso,irreversibile, mesi di vita, forse giorni... ..
Per un poco il cuore battè fortissimo, poi si fermò,Roberta reclinò il capo... .
ll marito vide un tremolio della luce della tv, poi senti una carezza sul volto come da una mano trasparente, la luce si spense per un attimo.
Rimase solo il chiarore che attraversava le finestre in quella rumorosa eppure tanto silenziosa sera di maggio.
Corse in bagno e cominciò ad urlare "Roberta, Roberta".
La porta non si apriva.
Roberta non rispondeva.
Roberta aveva ultimato la sua opera.
L'aveva ultimata in piena pace e quiete.
Non era stata l'opera che aveva sognato da ragazza.
Il corso degli eventi era stato di tutt'altro genere.
Ora però era libera, per sempre. L'ultimo atto era compiuto.
Questa é la vita, per molti, inutile negarcelo!