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Mi è capitato di ascoltare un dottore che aveva visitato più di diecimila pazienti tra gli Hibakusha(figlio delle radiazioni di Hiroshima). Si chiama Shuntarò Hida, un medico che fu vittima anche lui stesso della radiazione del 6 agosto 1945.
Sono andato dal dott. Hida per accompagnare una persona che desiderava ad ogni costo essere visitato. Il suo nome è Gerard Matthew, ex soldato statunitense inviato in Iraq durante l'ultima guerra. Nel 2003, appena scoppiata la guerra, è stato in servizio nell'Iraq meridionale come autista di camion. Ma poco dopo ha cominciato ad accusare un malessere, mal di testa, gonfiore e stanchezza fisica ecc. a tal punto da dover essere rimpatriato in anticipo. E anche dopo il rientro continuava a star male. Un anno più tardi gli è nata una figlia, di nome Vittoria, una bimba molto carina con gli stupendi grandi occhi, ma senza le dita della mano destra.
Gerard Matthew ci ha messo un bel po' di tempo per poter collegare la propria malattia con la malformazione della figlia, finché non è venuto a conoscenza dell'esistenza dei proiettili all'uranio impoverito. E negli Stati Uniti non ci sono cure per la sua malattia nè l'aiuto per tranquillizzare la famiglia. Li ha trovati soltanto in Giappone, dove la sua patria, gli Stati Uniti d'America, aveva sganciato la bomba atomica oltre 60 anni prima! Se non è questa l'ironia della sorte, che cosa è?
Il dott. Hida, visitando il Signor Matthew, ha detto:
"Stai male per l'effetto della radiazione, non c'è dubbo".
In quell'istante, si potrebbe dire, Hiroshima, gli Stati Uniti e l'Iraq sono stati collegati, per la prima volta, con un filo diretto che si chiama "la radioattività".
Il dottore Hida ripete che non esiste una cura vera e propria per guarire chi ha subito la radiazione e soprattutto riguardo all'esposizione alla radiazione che avviene all'interno del corpo ci sono troppe cose di cui non sappiamo ancora. Si vede che anche la scienza medica contemporanea ha i suoi limiti.
Il dott. Hida non ha potuto che offrire a Matthew la conoscenza della medicina orientale per alleviare i sintomi comparsi.
Alla fine della visita, il dottore ha detto a Matthew:
"Poiché molti degli Hibakusha sono morti per tumori, anche tu sei un soggetto a rischio di tumori."
Doveva essere una sentenza shock per Matthew, ma dopo la visita mi ha espresso tutta la sua soddisfazione. Aveva infatti un'espressione molto serena sulla faccia, come se tutti i suoi tormenti fossero spariti.
Alle sue parole ho sentito anch'io una specie di catarsi. Probabilmente ero nello stesso stato d'animo di Matthew. Mi ha detto "è impagabile aver potuto incontrare una persona che, finalmente, mi ha detto la verità. Sono contento di aver potuto scoprire la verità".
"Iraq è come Hiroshima."
È una frase pronunciata da alcune persone che hanno vissuto Hiroshima del 1945, che ho accompagnato in Iraq nel 2002.
A Bassora, nell'Iraq meridionale, c'è un posto chiamato "Cimitero dei bambini".
Nella zona meridionale vicino al confine col Kuwait dove ci furono i combattimenti durante la prima guerra in Iraq, a partire dal 1991 si è visto un aumento dei casi di tumore e leucemia.
Negli ospedali di Bassora ci sono tanti bambini con gli arti deformati. Prima della guerra le mamme si chiedevano se avevano partorito un maschio o una femmina, ma ora la prima domanda che rivolgono è: "è sano?".
Ho pensato: dopo 60 anni, ecco, abbiamo un'altra terra di Hibakusha. Perché è molto probabile che la causa di questi decessi si trovi nell'uso dei proiettili all'uranio impoverito.
Nel deserto distante alcuni chilometri dal centro abitato c'è invece un luogo chiamato "Il cimitero dei carri armati". Fu uno dei campi di battaglia durante la guerra prima guerra in Iraq. Tutti i carri armati sono perforati, con buchi di cinque o sei centimetri di diametro, creati dai proiettili all'uranio impoverito. Se avviciniamo un contatore Geiger sentiamo subito un forte sibilio.
Il proiettile all'uranio impoverito è "un'arma eccezionale" per gli americani perché riesce a penetrare perfino la corazza molto spessa di un carro armato. Ma l'uranio impoverito quando penetra nell'obiettivo, si infiamma e si polverizza in particelle molto fini. Queste particelle, sparse nell'aria, vengono poi inalate dall'uomo, oppure cadono per terra e inquinano l'acqua o entrano nella catena alimentare attraverso la coltivazione quindi nel corpo umano. Così possono finire per danneggiare anche il DNA del feto nell'utero.
La stessa storia si è vista ripetere anche nella seconda guerra in Iraq del 2003.
Ma questa volta l'uranio impoverito è stato usato non soltanto in Bassora nell'Iraq meridionale, bensì nelle zone di Bagdad e anche in Nassiriya dove sono state inviate le truppe italiane.
Si calcola che per dimezzarre la radiazione dell'uranio impoverito occorrono 4 miliardi e 500 milioni di anni.
Si dice che il Giappone è l'unico paese nel mondo ad aver subito la bomba atomica, ma questo non è vero. Bisogna aggiungere alla lista anche Kosovo e Afghanistan.
Se vogliamo parlare soltanto dell'Iraq, il Giappone vi ha pure inviato delle truppe armate. Proprio il paese che potrebbe e dovrebbe aiutare la gente irachena facendo valere la conoscenza diretta del terrore della radioattività!
In un lapide vicino all'ipocentro di Hiroshima è incisa una frase pregnante della speranza per la pace: "Non ripeteremo mai più l'errore".
Ma in realtà? Il Giappone collabora con gli Stati uniti che hanno sganciato le bombe atomiche e sparano i proiettili all'uranio impoverito. E, come se non gli bastasse l'esperienza di unico paese di Hibakusha, si espone di nuovo al rischio della radiazione nella terra irachena contaminata dall'uranio impoverito. Questo non è tragico, è tragicomico.
Eppure, la speranza c'è.
Il signor Matthew, ex soldato statunitense di cui vi ho raccontato prima, si trovava a Hiroshima, proprio un anno fa, 2 e 3 novembre. Di fronte al Peace Memorial Dome ha detto:
"Vorrei chiedere scusa alla popolazione di Hiroshima per il grave crimine commesso dal nostro paese. Vi supplico il perdono."
Non avevo mai incontrato un americano simile. Tutti gli americani con cui ho avuto l'occasione di parlare avevano sempre la stessa risposta: "Era inevitabile per terminare il conflitto, per non fare altre vittime". Cioè, per loro, la bomba atomica fu necessaria.
Perciò credevo che tutti gli americani pensassero nello stesso modo. Ma Matthew mi ha aperto gli occhi, mi ha mostrato che avevo un pregiudizio. E oggi trovo normale il suo modo di pensare e di sentire e credo che esso non appartenga soltanto a una minoranza. Anzi, penso che la maggioranza dell'umanità sia come Matthew.
C'è, quindi, la speranza che l?uomo possa comprendere l?errore e la primitività di una guerra... ..PACE, PACE,PACE!!!
Bob
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