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Qualcuno può darmi un meditato consiglio?
48 anni, separata in casa per reali incompatibilità ma tenace nel restare insieme per la serenità dei figli seppur grandi e universitari.
da due anni ho una relazione con un collega di 10 anni più di me sposato felicemente con prole. mi ha coinvolta lui facendomi a poco a poco sentire importante, desiderata e soprattutto considerata. la mia disistima e la mancanza di affetto mi ha portato ad accettare la situazione anche se, per principi morali e rispetto, ho posto limiti e paletti. ultimamente lo sento distante e la paura che mi voglia definitivamente lasciare e non poter più fare conto su di lui, mi porta ad essere sospettosa di tutto. ovviamente se n'è accorto e domani ha chiesto di incotrarmi con la scusa di un caffè. ho paura... paura di non vederlo più, di stare definitivamente da sola, di non avere pìù un minimo di considerazione di bene altrui, di non avere più nessuno per cui contare e vivere...
il mio ex è appagato così, è insieme ai figli e fà quello che vuole; i ragazzi sono alti e giustamente hanno le loro compagnie... io cerco di dedicarmi al lavoro ed alla casa ma i tormenti non mi danno pace e le giornate sono inconcludenti...
ho bisogno di lui... del suo affetto ma dirglielo sarebbe come tenerlo contro la sua volontà e non è questo che voglio...
sono "vecchia" ma credo ancora nella favola, nella condivisione e nel piacere di stare insieme o, se non è possibile, di sentirci almento una volta al giorno per ricordarci che ci siamo e ci vogliamo bene...
mi basterebbe, se il bene fosse sincero...
aiuto... che angoscia
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