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Il cielo si oscurò e cadde la pioggia, incessante come il tempo che porta via tutto e non lascia spazio nemmeno ad una lacrima.
La pioggia bagnava il suo viso, i suoi capelli, le accarezzava i vestiti spenti e logori.Il tempo era passato anche per loro.
In tasca aveva un pezzo d'infinito e in mano il petalo di una rosa bianca, dannatamente pura.
Spesso osservava l'immagine di sè attraverso lo specchio.Era un'immagine opaca, sfocata,illusoria.Odia quell'immagine, è diventata ciò che non voleva diventare mai, lei e il suo petalo di rosa bianca.
La sua mente sognava di diventare una rosa bianca una volta, per avere la sua stessa purezza, il suo dolce candore, ciò che l'odio non tocca nè il male scalfisce.Lei invece era diventata una rosa nera.Impura.Unica.
Un mattino gelido d'inverno si svegliò da quel torpore che ogni tanto le paralizzava gli arti e smise di pensare alla rosa bianca.Non sognò più di lei, aveva solo quell'immagine di sè, piccola rosa nera, diventata nera troppo presto, seccata dal sole che non aveva avuto pietà di lei.
Ogni tanto di notte si svegliava e si affacciava alla finestra.Allorchè succedeva questo, incontrava la sua amata luna.Luna misteriosa, dalla luce fioca ma brillante.Illuminava la sua pelle bianca, guance e fronte e i suoi occhi, bottoni ardenti, rossi più del sangue, verdi come un prato estivo.
Parlava con la luna, chiedeva di sè e della sua immagine.Davanti a lei diventava fragile, piccola stella che stella non era.Ma non rispondeva, attorno a lei silenzi.Silenzi ostinati, silenzi di una notte che troppo presto cala e troppo presto se ne va.
Oh, piccola illusa, voleva diventare come la luna, venerata.Perchè era impura.Perchè era cattiva.Lei, gracile rosa nera seccata dal sole, la sua anima macchiata e la sua mente distrutta, motivo d'illusioni e speranze e sogni persi.
E quando il cielo si schiarì e la pioggia cessò e l'immagine di sè scomparve, mise il petalo di rosa e l'infinito ai piedi del letto.Sparì nel suo mondo.
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