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Dedica a cui stai rispondendo

Ho sempre considerato questa sezione la più interessante e profonda del sito
Necessariamente, visto che il dolore ci trascina sotto la superficie del mare, dove scintilla la vita vitale e viva di tutti noi, e della tua vita ci mostra il volto come da uno specchio deforme ed inverante.
Anche molti degli interventi qui sono degni d'attenzione e rispetto.
Se si prova a connetterli tra loro, forse è possibile rinvenirne un fil rouge che potrebbe rischiarare la fosca nebbia della solitudine.
Mi son detto: proviamoci. E vediamo che mi diranno gli altri, chiunque vorrà discuterne con me. Sarà il benvenuto, purchè non sia inutilmente offensivo.
Una dei tratti che più colpisce di questi sfoghi, è la rassegnazione che li accompagna, come se la condizione descritta fosse un destino da accettare e a cui piegarsi, perchè inscritto quasi nelle proprie carni e perciò ineludibili.
é l'ineluttabilità della propria sorte a scandire i battiti delle parole di molti, battiti cavi, pesanti, quasi di trapassati
Quella che qui si chiama solitudine, solitudine nel senso di ISOLAMENTO, è responsabile di un vero e proprio processo di annichilimento della volontà, di atrofizzazione delle facoltà, di svuotamento di ogni forza.
Le prigioni, nella nostra società, non sono solo dentro alle carceri.
Bisogna pur rendersi conto che QUI FUORI, tra noi, molti vivono come i mafiosi in carcere: in celle buie ed umide d'isolamento.
Come uscire da questo isolamento? Rendendosi conto che molto spesso siamo noi stessi a confinarci in quelle cellette.
Che noi siamo i nostri carcerieri, oltrechè le nostre vittime.
Sì lo so, gli altri sono egoisti, cinici ed indifferenti.
Sì. ma non tutti, non in egual misura, nonostante la massificazione rimaniamo tutti diversi gli uni dagli altri.
Il punto è: sulla società si può anche riflettere, scrivendo romanzi o poesie, ma questo non è il caso di molti qui. Qui la condizione d'isolamento è solo subita, non è in nulla riscattata.
Della vostra bellezza così, tutto si corrompe e si deteriora, perchè questo isolamento abbruttisce se lo si subisce stancamente
La solitudine può fortificare solo in presenza di un cammino di costruzione o ri-costruzione
Quella rassegnazione di cui parlavo infatti porta con sè come corollario un atteggiamento tipico, il cui prototipo è romantico: nessuno mi capisce, la mia sensibilità è croce e delizia perchè mi ferisce e lecca le mie ferite, è gelosa di me, mi carcera ma mi fa illudere di essere superiore a tutti gli altri perchè più nobile.
Ecco Iacopo Ortis, ecco soprattutto, Renè, il Renè di Chateubriand
Entrambi, fuggono. Si chiudono in sè stessi. ma qui la fuga non è un viaggio, è una ritirata vigliacca.
Quella sensibilità, diciamocelo, nell'apatia ristagna.
Se è fonte di nobiltà, bisogna che lo si dimostri. Con l'azione.
Azione che non significa come tutti qui sembrano pensare, uscire così a caso, per il puro gusto di uscire, o frequentare i luoghi di ritrovi più in voga, no. L'azione non si indirizza in primo luogo verso gli altri ma verso di sè.
Agire significa costruire sè stessi, individuare la propria strada, conoscersi, e perciò aprirsi al mondo, per conoscere sè stessi a contatto con gi altri.
E fatemi dire un'ultma cosa su questa benedetta anima gemella, altra figura romantica: l'anima gemella è un'astrazione della mente.
Non esiste che io debba trovare là fuori il modello precostituito che mi sono formato nella mia mente
Ma vi pare!? L'anima gemella è un fantasma, nel senso originario del termine. Siete voi stessi, proiettati fuori da voi.
Là fuori, la persona che vi starà al fianco potrebbe essere lontanissima dalla vostra idealizzazione, e perciò vera, perchè REALE
Ma statene certi, non arriverà subito, ma nel corso del cammino
I primi passi, li dovrete muovere da soli, voi stessi.
Buona fortuna