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A volte mi capita di sentirmi infelice, e quando mi sento particolarmente sadico mi domando il perchè. Cosa è l'infelicità? Forse un desiderio non corrisposto, un qualcosa che manca. Forse. Prendo per buona questa definizione e affondo il coltello nella mia piaga. Cosa è che desidero? Perchè mi rendo conto che spesso è una domanda alla quale non ho risposta. Non scambierei la mia vita con quella di un altro, non è questo il mio desiderio. Forse quello che vorrei è avere il dono della "leggerezza" a volte pur restando quello che sono. Di potermi "laciare andare" a comando, solo quando serve giacchè a volte è giusto essere folli. I bambini che corrono nei prati non stanno certo pensando al pessimismo di Leopardi. Tutto questo perchè mi rendo conto che se avessi voluto cambiare le cose avrei potuto farlo, molte moltissime volte. Non ho mai voluto probabilmente perchè forse sto "bene" dove sto, anche se sto male o non vedo il motivo comunque per muovermi e per andare dove? Si è quel che si è, e da qui non si sfugge, il corpo è la mia prigione anzi lo è la mia testa. Prigione e rifugio. Per quanto possa periodicamente piallare la mia vita me ne ricostruisco sempre una diversa nell'apparenza ma uguale nella sostanza.
Non invidio gli altri. Ma poi questi "altri" ammesso che esistano sono davvero "felici"? Forse la felicità è conoscere bene le proprie amarezze e nonstante tutto riuscire a dimenticarsene correndo per i prati come fanno i bambini.
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