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Ricordo l'estate della mia pre-adolescenza, parlo di qualche anno fa.
Era una giornata come questa, baciata dal sole, di quel sole sfacciato che ti asciuga e ti scalda quando esci dall'acqua.
Non ero un ragazzo completamente solo, avevo un paio di amici che vedevo raramente più che altro nel fine settimana. Non li chiamavo spesso perchè avevo paura di essere insistente, e quando mi chiedevano cosa avessi fatto durante la settimana mi inventavo storie di amici immaginari. Lo facevo da un po' ed ero diventato (fin troppo) bravo.
Ma in giorni come questo, io sapevo cosa c'era fuori dalla casa, il sole e le ragazze che facevano il bagno i ragazzi che giocavano sulla spiagga etc, le stesse ragazze che mi ignoravano a scuola (giustamente dato che io non facevo nulla per piacergli).
E la sera, si ritrovavano al parchetto e si scambiavano quelli che erano i primi baci di una vita. Quelli che non si dimenticano. E io ero a casa e sapevo ciò che succedeva. Ma ero un ragazzo intelligente, forse troppo. Ero talmente intelligente che riuscivo in qualche modo a convincermi che era meglio così che non mi stavo perdendo niente, una sorta di complesso di superiorità in formato ridotto.
Una parte di me non ci ha mai creduto e con l'adolescenza e poi la "maturità" ho realizzato cosa ho perso anche se non capisco tuttora il perchè e come avrei potuto realmente evitarlo (inutile dire "fai il simpatico" chi è qui sa benissimo che non è tanto semplice)
Ogni giornata come questa me lo ricorda, mi ricorda che nessuno mi ridarà indietro quegli anni, persi per sempre dietro il vetro di un finestra da cui guardavo, una parte unica della mia vita, scorrermi davanti.
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