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Un tappeto di stelle polverizzate entra ogni tanto nella mia testa. Mi indica il cammino verso ciò che vorrei fosse e invece non è. Verso le cose che vanno per il verso giusto, verso le decisioni prese con ponderazione, verso il divertimento di qualcosa che mi è riuscito bene.
Invece l'immagine svanisce e penso a tutti gli errori che ho fatto, che faccio, che farò ancora. Per debolezza, per paura, per angoscia, per mancanza di una presenza con cui condividere. Errori anche piccoli, presenti come tante punture di spillo.
Quanti errori, quanti sbagli, quante decisioni prese che non andavano prese. Quante omissioni, quanti gesti inutili. Quante persone conosciute senza che vi fosse un perchè: alcune delle quali importanti.
I miei errori: ecco, questi sono gli unici amici che non vorrei e che ho.
Errori anche veniali (e venali). Perfino squallidi; qualche volta gravi.
Ma noi siamo buttati su questa Terra come fossimo palle da bowling: quasi mai si riesce a fermare la corsa per prendere una direzione diversa. Io sono troppo debole per farlo, eppure le decisione che ho preso le ho rpese io. Ma, in quei momenti, potevo davvero fare altro? D'altronde la mia frase preferita è: Maturità è capire che gli errori commessi dovevano, ma non potevano essere evitati.
Ma perchè non la applico a me stesso? Perchè mi sento sempre una m. e vivo come una m. A forma di palla da bowling però. E continuo a rotolare.
Quando mi fermerò? Quando riuscirò a perdonarmi qualcosa?
E, soprattutto, questa sofferenza, a qualcosa, servirà?
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