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Mi resi conto che non volevo solo vederlo. Ne avevo il bisogno. Uscii di casa della mia amica senza nemmeno aprire l?ombrello, nonostante la pioggia. Settembrina, eppure cadeva fitta. Forse perchè come dicono in molti, non ci sono più le stagioni di una volta. Forse era diventato veramente così. Scesi veloce vialetto, non curante di nulla. Prese veloce le chiavi della mia auto, un clic a distanza ed ecco i fanali salutarmi. Entrare, veloce. Mettere in moto. Un gesto che mi era sembrato nuovo per mesi, che ora rientrava nella mia quotidianità. Accesi i fanali e guardai l?ora. Cinque minuti. E a me ne bastavano due. Frizione, prima, acceleratore. E via. Cinque curve, e poi svoltare a destra. Una strada mezza sterrata. Un piazzale. Deserto. Parcheggiai, se così si può dire. Spensi la macchina. Lasciai solo lo stereo acceso. E aspettai. Sapevo che non sarebbe venuto, eppure io ero lì, sperando che magari ce l?avrebbe fatta. Calcolai un ritardo di dieci minuti, e quindi non me ne andai via subito. Aspettai. Le parole del mio amico mi risuonavano nella mente. Da ormai due giorni. Non facevo che sentirle. Dobbiamo rischiare. Siamo giovani. Dobbiamo vivere. Dobbiamo fare ciò che ci sentiamo di fare. Ecco perché mi trovavo lì. Sotto la pioggia. I una macchina spenta. Davanti a uno stereo che sembrava cantasse per me. Pensandolo. Aspettandolo. Aspettando un lui che avevo già aspettato per anni. Un lui per cui avevo pianto. Un lui per cui avevo scritto. Un lui per cui ero stata male. Un lui che mi aveva fatto battere il cuore. Un lui che mi faceva venire i brividi. Un lui, che nonostante gli anni passati, continuava a essere al centro della mia vita. Un lui che in cinque minuti aveva rotto quell?armonia che avevo costruito dopo mesi con un?altra persona. Quel lui che sarà sempre così. Quel lui per cui non si dorme la notte. Non volevo semplicemente vederlo. Avevo bisogno di lui. Dieci minuti passati, e allora misi in moto. Mentre mi avviavo verso casa speravo di vederlo, di scorgere la sua auto. Mi immaginavo di accostare, tirare il freno a mano, scendere, aprire il suo sportello, guardalo negli occhi e baciarlo per poi dirgli che lui era più di qualsiasi cosa potessi sperare. Non incrociai la sua macchina. Provai a chiamarlo una volta a casa. Cellulare staccato. E allora mi resi conto in che tunnel mi ero infilata. Ancora una volta. Stavolta di più.
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