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Ricordo che mia madre diceva che da piccolo riuscivo a legare con tutti. Non avevo paura di avvicinarmi a nessuno. Si sa che le cose cambiano. 5 anni fa accettai questo lavoro perchè lo vedevo come una opportunità di scappare da tutto. Lasciarmi alle spalle, la famiglia, le sofferenze, le ciccatrici che si sono accumulate durante 20 anni. Invece la mia vià di fuga si è rivelata solo una prigione. Una progione da me stesso creata. Sempre via, sempre in giro per il mondo da solo. La mia casa è una stanza di albergo vuota e un letto freddo che mi aspetta dopo il lavoro. Vado fuori la sera e vedo la gente felice e spesierata intorno a me. L'unico sentimento che ormai provo è solo rabbia. Una rabbia che mi consuma dall'interno, una rabbia che alimenta la parte più oscura di me. A volte vorrei gridare o piangere, ma mi hanno sempre insegnato che gli uomini non piangono, non gridano, non si scompongono. Un uomo soffre in silenzio. Allora eccomi qui a soffrire in silenzio. Una maschera inespressiva che nasconde un bambino che piange e che forse non vuole altro che una carezza.
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