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Vorrei parlare anche io di un argomento che ha fatto soffrire diverse persone: il bullismo nelle scuole. Ma era così bello nascere e crescere con poche persone buone, essere pronti ad accogliere il loro amore imparando passo dopo passo quali siano i veri valori della vita: un abbraccio, un sorriso, piccole importanti azioni.
La mia è una famiglia modesta: non siamo assolutamente pieni di soldi, eppure intorno e dentro di noi abbiamo talmente tanto che non possiamo non considerarci ricchi.
Poi è iniziata la scuola anche per me: alle elementari nonostante la mia timidezza giocavo con alcuni bambini, e ci si voleva bene. Poi ho notato che la gente crescendo cambia, e diventa pian piano sempre piu' povera interiormente e piu' stupida: tante risate di fronte a battute cattive, parole che feriscono. Le prime "canne", gli scherzi e le prese in giro sul sesso, sul modo di vestirsi...
E chi ha così tanta ricchezza dentro è "strano", è da usare, torturare, prendere in giro. Ricordo benissimo questa sofferenza: ero arrivata a un punto che dentro di me esplodeva un odio tremendo verso tutte le persone della mia età, ma doprattutto verso me stessa: al solito, ero io la "sbagliata", la "diversa", la stupida ragazza che scrive poesie, che parla da sola, che passa ore della giornata a passeggio col cane o suonando il pianoforte, che viene da una famiglia "povera", fuori dal mondo...
a volte mi chiedevo se fossero allora loro tutti uguali, o se sotto quei sorrisi di plastica si celasse un piccolo fiore che rifiutassero con tutti se stessi.
Perché a quanto pare l'idea di essere "qualcuno" non era nulla per loro di fronte all'estremo divertimento e all'eccitazione di far soffrire una persona sola contro tutti.
E quante volte rimanevo zitta, e poi pensavo di essere io il mostro, di dover morire perché ero "strana", di pregare Dio perché non mi aveva fatta come "tutti gli altri"... quando in realtà è il Male a renderci tutti stupidi e uguali, la Vita è fatta di diversità che al tempo non riuscivo ad accettare.
Ricordo che fuori sorridevo e sopportavo sempre. Gli anni delle medie sono stati i peggiori: non avevo la forza di ribattere, mi limitavo a chiedere cosa avessi di così mostruoso per essere trattata in quel modo. E rispondevano così: "Perché sei strana."
Quando finalmente sono riuscita a parlarne coi miei, alla fine delle medie, hanno ribattuto che "gli strani sono loro", che si fanno tanti problemi sul prossimo, invece di accettare la realtà per come è: diversa. Ma si cancellano dietro a stupide maschere, fino a diventare degli stupidi esseri ignoranti.
Quanto li ho maledetti, invocavo il diavolo contro di loro, imprecavo perché mi lasciassero stare una volta per tutte. Perché non lo meritavo, strillavo, io che non ho mai fatto del male a nessuno... non mi meritavo questo.
Poi dopo le medie la situazione è cambiata: sono andata ad un liceo dove per mia fortuna la gente era molto diversa, ed erano molto piu' forti e profondi. Abbastanza da farmi capire che non ero sola, che siamo tutti diversi, che la "normalità" è assolutamente un'invenzione umana.
Ho imparato a conoscere gente che è stata ferita ma che è stata forte da rialzarsi e amare sempre, e sono diventata forte anche io. Ho conosciuto la vera felicità, e ho ripensato a quei compagni che mi hanno fatto odiare e vomitare tre preziosissimi anni della mia esistenza: di colpo capii che le persone povere, che stavano male erano loro che si facevano mille problemi, non sapevano coglierli quei fiori.
Ironizzavo e mi sentivo superiore rispetto a quelle persone così povere, così stupide da rifiutare la potenza dell'amore.
Finalmente stavo bene e avevo capito. Così mi sono dedicata al prossimo: lavoravo con i disabili, partecipavo a piccole associazioni di volontariato per dare dei contrubuti alle persone del terzo mondo.
Gli anni delle medie erano per me un ricordo lontano, finché non sono passata all'alberghiero: il liceo insegnava materie che non capivo, invece all'alberghiero mi sarei trovata bene...
non l'avessi mai fatto.
Qui il bullismo era ancora peggiore: di colpo mi rivedevo alle medie. Solo che stavolta ero piu' pronta: non li ascoltavo, mi chiudevo nello studio, affrontavo pian piano tutte le loro cattiverie che giorno dopo giorno mi sporcavano.
Ricordo che un gruppo di ragazzi ridendo sul fatto che fossi "ancora vergine", mi bloccava spesso quando ero sola nei corridoi minacciando di violentarmi. Questo genere di violenza è un'altra realtà che conosco, così non mostravo mai la paura. Cosa che li ha irritati ancora di piu': vivendo in un convitto, ero costretta a convivere con loro. Dopo i primi mesi di scuola ho pensato di mollare, ma ormai era un po' tardi dopo aver mollato il liceo e non mi sarebbe convenuto...
così ho tenuto duro, fra prese in giro continue, le loro risate, le loro minacce e le loro botte.
Ero la loro sfigatella preferita, e questo pian piano mi ha consumata. Alla fine mi sono sfogata anche io sugli spinelli, e ho buttato al vento la mia religiosità e una verginità a cui un tempo avrei tenuto tantissimo...
Ricordo le crisi d'ansia quando passavano il tempo a fissarmi, poi le urla che ho tirato una volta addosso a delle compagne. È stato un caso unico questo di aver alzato la testa, che mi ha portato dei sensi di colpa fortissimi quella sera per "aver fatto loro del male".
Non ho mai capito come potessero far loro del male a me, quando io vedevo ognuno di loro come un fiore unico, irripetibile, importante.
Non riuscivo a ribellarmi per questo motivo: quando lo facevo, anche semplicemente con una battuta ironica o una domanda, si mettevano d'accordo in 29 contro di me.
La mia fortuna è stata che vivendo con loro pian piano ho notato alcuni cambiamenti in poche persone: aprendomi, spiegando apertamente in poche parole quanto li amirassi... non dicendo che stavo male, ma dicendo semplicemente che li ammiravo perché loro sapevano rispondere e io no, e parlando loro di quanto fossero forti e importanti, e bravi in alcune materie etc.
Pian piano sono cambiati. Perché se c'è una cosa difficile è sentirsi amato, ammirato, lodato da una persona... e vederla come un essere ripugnante dopo che ha fatto amare te stesso. Perché chi prende in giro vive di una finta autostima fatta di apparizione, qualcosa da abbattere. Questa è stata la mia lotta migliore: continuare a voler comunque loro del bene, perché piu' odi e piu' soffri e piangi, piu' stai al loro gioco.
Ed è stato difficile, eppure ce l'ho fatta. Ero riuscita a compiere quello che non sonoriuscita a fare in tre anni di medie: voler bene e perdonare chi ti fa soffrire.
Ne ho guadagnato io, ne han guadagnato loro.
Però non riesco a non pensare a quanto ho sofferto io il bullismo... quegli sguardi d'aiuto che appena volti le spalle ridono di te, fino a considerare te stesso lo "sbagliato", la "nullità".
Persone che non vogliono cambiare, ma bisogna soffrire come pazzi per riuscire a toglierne qualcosa di buono, qualcosa che nascondono. È una scelta loro, una scelta che però condiziona le persone attorno...
sono pochi i bulli che maturano, e sono poche le vittime che si rialzano e imparano a fidarsi comunque del prossimo dopo tanto dolore.
A volte mi chiedo semplicemente... perché... arrivare a fare del male, e a fare del male a se stessi, vivendo così di appariscenza quando siamo nati con un cuore unico, diverso da quello di tutti gli altri.
Purtroppo il bullismo è un'assurda malattia che non svanirà mai. Ancora non ho capito quali altre siano le cause se non la propria scelta, perché anche le famiglia e l'educazione è diversa per tutti. I genitori chiedono di difendersi, ma dei genitori che dicono di fare del male... sono anche loro dei bulli. No, io credo che si sia bulli unicamente per scelta: non si vuole aprire il cuore, capire cosa si sta facendo.
Non si vuole farsi coraggio e mettersi in gioco, capire le altre realtà.
Perché per mettersi in gioco ci vuole tanto coraggio... anche per la vittima che soffre. Io ho dovuto aspettare diversi anni prima di averlo il coraggio per farmi avanti con loro.
Auguro a chiunque di non essere vittima, ma di non essere neppure il bullo... di essere se stesso.
Sere
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