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Ecco un altro pensiero di solitudine. In tedesco c?è una parola bellissima che descrive il tuo desiderio sempre ricorrente e sempre inesaudito. La parola è ?Zweisamkeit?, in italiano non esiste un equivalente e se volessimo coniarlo dovremmo dire ?dualitudine?, cioè una solitudine condivisa con un?altra persona in una specie di simbiosi che fa dei due esseri un?isola rispetto al resto del mondo. È un concetto bellissimo che rispecchia l?antico mito platonico dell?essere umano originario che era fatto da due creature avvinte in un perenne abbraccio, così felici da suscitare l?invidia degli dei, che le divisero. Da allora ognuno di noi continua a vagare per il mondo in cerca dell?altra metà dell?uno di cui originariamente era parte? Quando si riesce a ritrovare proprio la metà giusta, quella che combacia perfettamente, allora la magica unità originaria è ricostituita e la felicità delle due mezze creature, ormai complete l?una nell?altra, è perfetta. In tutti i post c?è sempre questo desiderio struggente di una donna che venga a condividere la tua solitudine. C?è anche il vago timore che neppure questa donna tanto attesa potrebbe in fondo cambiare in modo duraturo il tuo inspiegabile scontento, eppure rimane il desiderio di lei che venga almeno a condividere con te questo stato d?animo troppo pesante per viverlo da solo.
Ho finito di leggere I tipi psicologici di Jung. Jung voleva solo descrivere tali tipi, ma poi, chissà perchè, è come se si fosse stabilita nella mentalità comune una corrispondenza: estroverso = positivo, buono, sano e introverso = negativo, cattivo, malato. Questo non è vero e non è affatto quello che Jung voleva dire. Io mi identifico con l?introversione e la difendo.
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