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«Di una cosa sono sicuro. Non potrà amarla come l'amavo io, non potrà adorarla in quel modo, non saprà accorgersi di tutti i suoi dolci movimenti, di quei piccoli segni del suo viso». Era come se solo a lui fosse concesso vedere, conoscere il vero sapore dei suoi baci, il reale colore dei suoi occhi, quel dolce svegliarsi, aprirli, quello sbattere di ciglia, le sue espressioni. «Nessun uomo mai potrà vedere ciò che ho visto io». Lui meno di tutti. Lui reale, crudo, materiale. Lo disegnò così, incapace di amarla, desideroso solo del suo corpo, incapace di vederla veramente, di capirla, di rispettarla. Lui non si sarebbe divertito a quei dolci capricci. Lui non avrebbe amato anche la sua piccola mano, le sue unghie mangiate, i suoi piedi leggermente cicciotti, quel piccolo neo nascosto, non poi così tanto. Forse lo avrebbe visto si, che terribile sofferenza, ma non sarebbe mai stato capace di amarlo. Non così tanto come aveva fatto lui, allora scoprendolo per primo, oggi semplicemente ricordandolo. La tristezza si impadronì dei suoi occhi?
Tre metri sopra il cielo
* Il film può non piacere - è il mio caso - ma questo estratto vale la pena d'esser letto e riletto.
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