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Ne abbiamo passate così tante che definirti “cara”ora sarebbe superficiale, quindi...
Ciao Anto!
Mentre scrivo mi rendo conto che di lettere te ne ho scritte tante fino a due anni fa:eri sempre tu la protagonista delle lettere per gli esercizi di inglese e francese o per un tema di italiano. Tutto in un tempo che mi appare sempre più remoto e in un luogo che non è la scuola che ora sto frequentando.
Se ci ripenso mi ricordo ancora cosa ho provato quella mattina, quando ho varcato per la prima volta la soglia di questa scuola. La campanella è suonata mentre percorrevo il viale o forse non l'ho sentita perché pensavo ad altro, anzi a tutto. Sono scesa dalla macchina e ho cominciato a camminare sperando che il viale non finisse mai! Mi sono posta tante domande su ciò che stavo facendo e volevo solo tornare indietro e raggiungere te per continuare quell'amicizia nata troppo tardi, o forse nata molto tempo prima e scoperta di recente.
Da ingenua, entrando nella I°D, ho cercato il posto dove tu ti fossi seduta, così da raggiungerti come avevamo fatto i tre anni precedenti. Poi ho realizzato, ancora una volta, che eri da tutt'altra parte e da quel giorno ho capito anche che, quasi sicuramente, ci saremmo allontanate sempre di più fino a dimenticare ogni cosa. Pensavo, però, alla differenza:tu avresti dimenticato perché avevi le persone giuste e soprattutto vivevi in un contesto giusto; io no ho mai voluto.
Non so se sia vero che le amicizie vanno e vengono e che i veri amici sono pochi o talvolta inesistenti, io ho solo una grande confusione in testa.
Ho cercato il più possibile di distrarmi, tanto da appassionarmi al latino come ti ci eri appassionata tu, nonostante lo odiassi.
So che esistono cose più tristi di una vecchia amicizia o di una separazione forzata come la nostra, ma io non vivo tutto questo come un disagio. Ci sono persone che sentono dentro così male da soffrire ogni giorno. Io, invece, posso vederti e chiamarti anche se non ti siedi più vicino a me in classe, se non studiamo più insieme e se le nostre giornate non hanno più niente in comune.
Mi hai insegnato tanto, forse tutto e non te ne sei nemmeno accorta, ed è per questo che non cancellerò mai nulla di te, neppure un solo ricordo. Avrei potuto scegliere la tua stessa scuola e vederci come sempre, ma la ritenevo impossibile per me. Forse questo mi è servito per ragionare di più, per staccarmi dalla tua ombra, per far nascere in me un po' di “Antonella” e cioè responsabilità. Non so se sia servito, anche perché ho dovuto sacrificare la nostra complicità.
Ora, se ci fossi tu, sapresti rispondere; ma io, che tra le due sono quella indecisa, come faccio a capire ciò che mi chiedo da tanto?!
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