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L’Olanda, il Paese delle libertà e della tolleranza, del tutto è possibile e anche oltre, non esiste più. Al «Netherlands guide», la nazione guida che accoglie gli immigrati delle ex-colonie, come gli omosessuali e le prostitute, si sta sostituendo un Paese in declino, pentito dei propri valori e soffocato dalla paura del prossimo. I canali hanno sempre la stessa magia ad Amsterdam, le barche ormeggiate, i ponti bassi, le case in mattoni con i coffee shop e, ogni tanto, le vetrine rosse delle lucciole. Ma l’aria che si respira non è più la stessa. Per la prima volta da cinquant’anni, la gente ha paura di essere scippata per strada, che gli automobilisti non rispettino le tante biciclette in giro e gli olandesi si dicono in generale spaventati dalla violenza quotidiana.
Anche il sindaco della capitale, non nasconde la sua «preoccupazione» per l’aggravarsi dei casi di microcriminalità e per la situazione, spesso fuori controllo, nelle periferie. La disoccupazione giovanile nelle periferie è raddoppiata in quattro anni, raggiungendo il 20 per cento e si teme lo scoppio di un fenomeno banlieue, come in Francia. Intanto in televisione si moltiplicano i dibattiti sul tema del momento: la proposta esplosiva del leader cristiano democratico, di creare dei «campi di rieducazione» per i giovani delle banlieue rimasti indietro con gli studi. Dei centri specializzati dove tenere i ragazzi più a rischio, senza che abbiano commesso alcun crimine, solo al fine d’inserirli nei binari della società.
«Educazione forzata, o espulsione», questa la nuova politica del governo conservatore, gli olandesi sono choccati, però in silenzio plaudono a una nuova politica del rigore, dopo decenni di eccessiva tolleranza o, forse, d’indifferenza all’integrazione della comunità musulmana. E mentre 26 mila di richiedenti asilo (alcuni già residenti in Olanda anche da otto anni) aspettano con angoscia l’annunciata espulsione, perché non più in regola con l’attuale interpretazione della legge, due giorni fa il Parlamento olandese ha approvato in via definitiva una nuova normativa sull’immigrazione. I famosi test di lingua obbligatori, di cui si è tanto parlato dall’arrivo al potere dei conservatori nel 2002, entrano in vigore dal prossimo marzo. Chiunque aspiri a ricevere un permesso di soggiorno nel Paese dei Tulipani, dovrà sottoporsi a un esame di lingua e cultura olandese, a spese proprie.
E soprattutto, lo deve fare mentre è ancora nel Paese d’origine. Un punto cruciale che fa gridare allo scandalo i partiti di opposizione, che vedono dietro questo escamotage, un modo per chiudere definitivamente le frontiere agli immigrati. Ma anche sul capitolo dei costumi, l’Olanda fa marcia indietro. Dopo che il Ministero della Sanità ha annunciato di voler ridurre i punti vendita di sigarette, l’associazione olandese dei produttori di tabacco, ha scritto al ministro, chiedendo di vietare invece la vendita di sigarette ai minori di 18 anni, pena severe multe per i rivenditori. Ma ancora più repressiva appare la proposta dello stesso ministro della Sanità, che pensa di proibire il consumo di alcol ai minori di 18 anni, anche quando si tratta di vino o birra, inserendo sanzioni anche per i ragazzi e non solo per bar e negozi.
I dati sul consumo sono comunque allarmanti e non riguardano, questa volta, la comunità musulmana (che per motivi religiosi non consuma alcol), ma ragazzoni alti, biondi, grandi bevitori di birra. Secondo il Cbs, l’Istat olandese, il 60 per cento delle ragazze di dodici anni, bevono birra (più dei maschi, il 55 per cento) e il 20 per cento dei giovani tra i 16 e i 24 anni sono dipendenti dall’alcool. L’unico baluardo che sembra resistere dove tutto scricchiola, è l’orgoglio della droga libera. E’ vero che negli ultimi mesi sono stati chiusi parecchi coffee-shop, soprattutto nelle banlieue, per motivi di sicurezza (risse, furti e omicidi). Ma nelle città olandesi la pratica dello «spinello con gli amici al bar» resta solida e i politici la difendono a spada tratta, anche perché ne riconoscono l’utilità di attrattiva turistica, infatti tutti i giovani europei, specialmente italiani, bramano di fumare canne liberamente e riempiono di denaro le tasche dei commercianti. Proprio ieri si è inaugurata a Amsterdam la fiera internazionale della canapa, per far conoscere gli ultimi prodotti ai circa ventimila visitatori che affolleranno gli stand.
L’unica nota stonata nel culto dei coffee-shop, viene dal sindaco di Maastricht, crocevia storico dei «turisti della canna» tra Germania, Belgio e Francia, che lamenta un’ipocrisia manifesta nel continuare a permettere la vendita di hashish e marijuana nei coffee-shop e il divieto di produzione, che lascia così spazio al mercato nero della mafia, alimentandolo a dismisura. Ma nel Paese dove tutto ormai è in dubbio, questa sembra poca cosa.
Le proteste degli Stati confinanti Germania e Belgio oltre che Inghilterra a un'ora di traghetto da lì sono ventennali, si rinfaccia al governo olandese l'ambiguità del commercio di droghe, sembra che ci siano laboratori enormi per la produzione di exctasy, allucinogeni all'L.S.D.venduti in gran quantità ai giovani confinanti che spesso vengono arrestati in patria dove le droghe specialmente le chimiche sono normalmente illegali...
E che dire della blasonata squadra di calcio olandese?
Quella dei famosi Gullit e Rijkaard, originari dell'ex-colonia Suriname(ex Guyana Olandese)avete più visto giocare la famosa nazionale degli "orange",beh pare che sia composta da anni ormai di soli giocatori bianchi... alla faccia della decantata e disinibita Olanda!
Personalmente sono stato 5 volte in Olanda e ho assistito a risse e bottigliate dentro e fuori i decantati coffee-shop...l'aria é decisamente cambiata, forse anche per l'inflazione di "domanda" che viene dai turisti, anche l'Olanda non é affatto il paese di Bengodi, attenti alle false sirene e miraggi raccontati come favole, la realtà é ben diversa ed anche là si concretizza una visione delle cose sempre più realistica e disarmante.
Ma questo villaggio globale è una follia o una necessità?
A voi l’ardua sentenza………..loving Bob