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Dedica a cui stai rispondendo

Il carretto, su cui mio padre mi faceva salire con sè per condurmi con lui in campagna, era di legno e duro.
Profumava degli stessi umori del campo in cui, il giorno prima, era stato a raccogliere le patate che avevamo consumato per la cena.
Amavo quel carretto, perchè mi permetteva di stare con mio padre e mi dava la possibilità di condividere con lui, in quel piccolo paesino di collina dove sono nata, momenti di felicità e di unione.
Mi piaceva annusare il profumo di terra e sudore di cui erano impregnati gli abiti che indossava per andare a lavorare la campagna.
La strada che si snodava davanti a noi, sinuosa e piena di curve, come un serpente, era polverosa e dissestata.
Passava accanto a un vecchio cimitero circondato da viali di verdi cipressi e antiche mura diroccate da cui s'intravedevano le croci di marmo delle vecchie tombe risalenti ai tempi della prima guerra mondiale, conficcate ancora nella terra dove cresceva l'erba mangiata dalle cavallette.
Il carretto procedeva adagio su quella strada rurale immersa nel verde della natura, finché non giungevamo nella vigna o nel prato.
Lui mi sollevava tra le braccia e mi aiutava a scendere.
Mentre io cercavo le fragoline selvatiche o le more sui rovi, lui potava le viti, o falciava l'erba per i conigli.
Ricordo quei giorni lontani come i più felici della mia infanzia. Giorni che, benché siano trascorsi diversi anni da allora, sono ancora vividi in me come se li stessi vivendo ancora ora.
Giorni che custodirò, per sempre, nello scrigno del mio cuore e non dimenticherò mai, nemmeno quando alla somma degli anni s'aggiungerà dell'altro tempo che farà sbiadire, lentamente, la mia memoria, perché di essi rimarrà sempre una piccola traccia che nulla potrà definitivamente cancellare!