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Dedica a cui stai rispondendo

Eri un uomo come tanti. Un vicino, mi abitavi di fronte. Quando ancora non abitavamo definitivamente qui, ma ci venivamno solo d'estate, ricordo che ti vedevo come una specie di amico di papà. Solo quello. Ogni estate facevamo la merenda a casa di Aldo, era una specie di rito. Chiacchieravamo, ridevamo, mangiavamo quel buonissimo affettato e quel melone e quel pane che si trovava su quella tavola bianca. C'era anche tua madre, donna strepitosa, che ogni volta ci regalava un suo abbraccio e un suo bacio. Noi abitavamo a Milano, e un giorno da queste case di Recanati ci è arrivata una brutta notizia. Tua madre era morta. Ci sono rimasta malissimo, e siamo subito venuti qui per vederla un ultima volta, sperando in un suo nuovo abbraccio che però non c'è stato. La sua immagine l'ho impressa in mente. Lei nel letto di casa tua, tutta bianca e fredda, vestita di nero e con i piedi legati al fondo del letto per tenerla ferma. Vedi, per me è quando è mnorta lei che hai iniziato a morire. Eri molto legato a lei, e questo si notava benissimo poiché la tenevi in casa e ti prendevi cura di lei. Ti abbiamo detto di esserti vicini, non sai quanto mi era dispiaciuto. Poi hai iniziato a diventare... diverso. Ti hanno detto di aver bisogno di qualcuno che si prendesse cura di te, e hanno cacciato Maria, che però ogni tanto tornava. Al posto suo è arrivata un ucraina credo, o polacca ma comunque una straniera. è stata molto gentile, ricordo quel giorno in cui, uscendo in macchina, vi abbiamo visto mentre mettevate un vaso in giardino. Mi sono commossa e non so perché. Poi le tue serrande si sono chiuse sempre più spesso, non ti vedevamo quasi mai, e ci siamo trasferiti definitivamente qui. Un giorno giocavo a palla con una mia amcia e il pallone è caduto nel tuo giardino. Abbiamo suonato, ma da quel buio delle serrande nessuno ci è venuto ad aprire. Così le ho detto di scavalcare, e proprio in quel momento sei uscito tu, in pigiama e mezzo addormentato. Mi sono fatta tante di quelle risate...! E poi non ti ho quasi più visto, tranne qualche giorno in macchina. Poi c'è stata la famosissima merenda a casa di Aldo, l'ultima. Non eravamo soli, ma c'erano anche altri amici. Abbiamo scoperto che tu avevi un tumore. La nostra vicina, Laura, era così legata a te.. Ricordo che anche lei ci ha detto di avere un tumore al seno. Lei si è curata. Anche tu, sembrava. I dottori ti avevano detto che il tumore era a posto, non serviva più preoccuparsi di questo. Eppure i miei mi raccontavano che ti dovevano portare all'ospedale, addirittura qualche giorno fa ti hanno dovuto prendere e portare di peso al letto perché non ce la facevi. E poi mi hanno detto: "Aldo sta arrivando alla fine". Non avevo capito bene. Mamma mi aveva detto che oggi saremmo venuti a trovarti all'ospedale. E invece ieri stavo stendendo i panni fuori, nel terrazzo, e alcune signore che abitano accanto a te mi hanno detto: "La tua mamma dov'è?" "Di sotto, se volete ve la chiamo" "No, puoi anche disrglielo tu. Aldo è morto". Sono uscita dal terrazzo con le lacrime che mi inumidivano gli occhi. E l'ho detto a mamma. Stavo malissimo. E mi è ritornata in mente la scena del pallone. Le serrande chiuse, tutto il buio. Ma poi tu sei uscito stanco e in pigiama, ma sei uscito. Aldo.. non sai quanto mi dispiace. Sono veramente tristissima in questi giorni.. Ma sto ancora sperando che, in un miracolo, esci da quel buio che ti sta circondando.. Esci, ti prego.. Sei stato un vicino fantastico.. E da quest'anno, la merenda a casa di Aldo non ci sarà più.