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Buona Sera a tutti.
Spero che questo sito consenta la pubblicazione di questo articolo.
E' molto importante per me.
Sono da sempre contraria alla pena di morte.
E' una barbaria.
Cari amici leggetelo con calma e riflettete.
Michael Johnson doveva morire oggi per mano del boia.
Doveva essere portato nella camera della morte ammanettato, tremante, essere legato su un lettino.
Michael doveva dire le sue ultime parole, davanti a un vetro che lo separava per l’ultima volta da chi lo amava e da chi voleva vederlo morto.
Michael doveva dare l’ennessimo tributo allo stato del Texas e alla sua macchina della morte, lasciandosi iniettare il veleno che lo avrebbe ucciso, accettando in silenzio che altri esseri umani gli togliessero, razionalmente e volontariamente la vita.
Michael doveva essere l’ennessimo dead man walking giustiziato da una giustizia assassina.
E’ già successo che alcuni condannati a morte lottassero prima dell’esecuzione, è successo che rifiutassero di camminare durante il passaggio dalla cella al lettino. Alcuni hanno scelto volontariamente di essere giustiziati sulla sedia elettrica, invece che attraverso l’ iniezione letale, per rendere il più possibile terrificante il lavoro del boia.
Michael invece ha reso questo giorno, giorno di riposo per gli infermieri e le guardie che oggi erano pronte a ucciderlo.
Ha gridato dalla sua cella di essere l’unico detentore della propria vita. Ha gridato al mondo che lo stato non possiede la vita dei propri cittadini. Ha gridato a tutti noi, spettatori inermi di questa carneficina, che oggi lo stato del Texas ha perso.
Ma per farlo ha dovuto lasciarci attoniti, tristi e sconvolti.
Per farlo ha costretto noi, abolizionisti e non, a fare i conti con la sconfitta che subiamo ogni volta che un’altra data è fissata e ogni volta che un detenuto viene ucciso.
Lo stato del Texas ha perso. Ma con lui abbiamo perso anche noi.
Quando un essere umano è costretto a uccidersi per non essere assassinato, allora non ci sono vincitori.
Non possiamo gioire perché un ragazzo di 29 anni ha avuto il coraggio di recidere le proprie arterie a 18 ore dalla propria condanna a morte.
Non possiamo gioire se la sua disperazione lo ha portato a morire dissanguato in una cella del braccio della morte.
Ma possiamo rendere omaggio al suo coraggio, e all’ orgoglio che ha dimostrato.
Il coraggio di rinunciare alla vita per sua stessa mano. L’orgoglio di morire lontano da un palcoscenico.
Oggi siamo tutti perdenti. Tutti tranne lui. Tranne un uomo le cui ultime parole, scritte sul muro con il suo stesso sangue, sono state: " Non sono stato io".
Buon viaggio Michael, che il tuo sacrificio ci dia la forza di continuare a combattere per tutti i tuoi compagni.
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