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Oggi è il mio ventunesimo compleanno, e sono tanto triste. Triste e perduta e sola.
Ho fallito in tutto, l'unica cosa vera che ho è l'università. Il resto è solitudine e finzione.
Ho degli pseudoamici che non mi conoscono, che non sanno nulla di me, che pensano solo a bere e a divertirsi; e io indosso una maschera e faccio finta di uniformarmi a loro, recitando un ruolo odioso di ragazza normale.
Nessuno ha idea di quanto mi senta sola, e diversa, di quanto la mia vita sia svuotata di senso, di legami veri, sia misera e inutile. Forse sarebbe meglio che io fossi uguale alla mia maschera: superficiale, senza domande, senza sofferenza.
E' dall'adolescenza che lotto tra la finzione e la vera me, e questo mi sta lacerando dentro. Sono così isolata dal mondo, così diversa dagli altri, così sola, senza legami veri, senza nessuno che mi conosca, che riesca a scavare al di sotto della facciata.
Mi sembra che la vita non abbia niente da offrirmi e che continui ad alzarmi la mattina solo per inerzia. A 16 anni ho pensato molto spesso al suicidio, ma in fondo so che non lo farò mai: nel profondo, anche se faccio fatica ad ammetterlo, spero ancora che un giorno riuscirò a dare un senso a questa esistenza squallida.
Ma non so come.
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