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Questa solitudine mi sta rovinando, anno dopo anno, sto sempre peggio. La mia vita è una RECITA. Una patetica, stanca recita che si trascina ormai dall’adolescenza. Fingo di essere felice, fingo di essere normale, superficiale, fingo che vada tutto bene. Recito con i genitori, con i conoscenti (definirli amici sarebbe un’eresia), all’università, sempre.
Ma non ce la faccio più; la commedia deve finire. La maschera si sta sciogliendo, la recitazione non è più convincente come una volta. Non riesco più a reprimere la sofferenza e la solitudine che ho dentro, il mio sentirmi fuori dal mondo, come se gli altri vivessero in un altro pianeta per me irraggiungibile, che guardo come una spettatrice (spettatrice a volte disgustata dalla vuotezza e dalla superficialità, eppure la solitudine fa così male che darei qualsiasi cosa per un contatto sincero, una parola gentile, un sorriso, una persona buona e sensibile con cui parlare).
Non ho amici, non ho un fidanzato, le poche volte che esco lo faccio con persone che disprezzo (e che mi disprezzano, usciamo insieme solo per convenienza) e con cui non ho niente in comune: l’unico discorso è il gossip e io non ho niente di interessante da dire.
Ho un’amica vera ma è lontana e non riesco mai a vederla; ho avuto un ragazzo ma non mi vuole più vedere, ho fatto sesso una volta ma è stato solo squallido.
In mezzo alla gente sono un pesce fuor d’acqua, e a volte mi sento quasi male, mi manca il respiro, mi sento un peso sullo stomaco. Ho imparato con il tempo a non far trapelare nulla, ma è sempre più difficile.
E io sono stanca di fare finta che va tutto bene. Io non riesco nemmeno a ricordare se sono mai stata felice.
Perché non riesco ad avere anche solo un attimo di respiro in questo mare di sofferenza? Quando avevo 16 anni ho pensato molto al suicidio, ma poi ho abbandonato l’idea. Certe volte mi sento coraggiosa per questo, altre volte mi chiedo se abbia fatto la cosa giusta.
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