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Primi in Europa per “bullismo” significa che da noi ci sono la maggior parte di prepotenti vigliacchi che in altri Paesi Europei.
Ecco un decalogo scritto da psicologi contro il bullismo. I consigli su come difendersi da aggressioni fisiche, umiliazioni e soprusi a scuola e su come genitori e insegnanti devono affrontare il problema.
Contro il bullismo, che fare?
" Sul problema che, per effetto degli ultimi episodi di cronaca, rischia di incrinare la credibilità dell'intera scuola italiana. Un dossier che cercherà di aiutare gli alunni che si trovano in difficoltà e non sanno come comportarsi.
"Il cosiddetto fenomeno del bullismo è sempre più diffuso nel nostro Paese, come in altre nazioni, e può creare gravi disagi in chi lo subisce. Non si tratta solo di atteggiamenti provocatori o di derisione ma anche di vere e proprie aggressioni, intenzionali e ripetute nel tempo, che coinvolgono soprattutto i giovani tra i 7 e i 18 anni", spiegano le forze dell'ordine.
Gli indizi. Quali comportamenti si configurano come bullismo? "Ci sono una serie di comportamenti - spiegano gli studiosi, che se ripetuti frequentemente possono essere identificati con il termine di bullismo soprattutto se chi li subisce non riesce a difendersi". Per esempio, ricevere insulti e minacce, sgraditi soprannomi, sms, e-mail, e telefonate offensive è già un primo segnale negativo. Ma anche essere indotti a "fare cose che non si vogliono fare", essere presi di mira con sorriseti e risatine o il "semplice" furto della merenda sono sintomi di bullismo. Per non parlare di quando i compagni passano dalle parole ai fatti.
Il vademecum. Come è possibile difendersi di fronte alla violenza fisica, verbale e psicologica tra i banchi di scuola? "Per combattere il fenomeno e sensibilizzare le giovani generazioni molte questure hanno dato vita ad alcune iniziative tra cui opuscoli, brochure e consigli vari, che riporto nel Dossier". Prima di tutto - raccomanda la Polizia - "Non bisogna mai sottovalutare il problema". Ed ecco le 10 regole da seguire. Ai ragazzi si raccomanda di non "offendere gli altri, soprattutto i più deboli, o nascondere ai genitori che qualcuno ti fa del male. E ancora, "dire bugie, trattare male un compagno che ti sta antipatico e approfittarsi dei compagni più deboli". Ma soprattutto, al cospetto dei più prepotenti, è utile "confidarsi con i genitori; raccontare i comportamenti prepotenti, se ne sei vittima, se ne sei testimone o se ne vieni a conoscenza; difendere, se possibile, i compagni vittime di prepotenze; trattare tutti i compagni allo stesso modo; cercare l'aiuto degli insegnanti, del personale non docente, di altri compagni se qualcuno ti minaccia". Un vero decalogo che non lascia scampo ai bulli. E per un non esitare a rivolgersi alle forze dell'ordine (112 e 113), al Telefono azzurro (19696) o all'Emergenza infanzia (114).
I consigli.
Qualche consiglio a genitori e insegnanti. Mamme e papà "devono imparare a cogliere i segnali che i figli possono mandare o nascondere": "trovare scuse per non andare a scuola o voler essere accompagnati o dormire male o bagnare il letto" rappresentano dei chiari campanelli d'allarme. Ma devono occuparsi anche di aumentare l'autostima dei figli e insegnare loro a "saper esprimere la propria rabbia in modo costruttivo e con maturità". Ma a scuola sono gli insegnanti a dovere controllare che la situazione non degeneri.
"Una migliore attività di controllo durante la ricreazione e la mensa metterebbe al sicuro le potenziali vittime: sono questi i momenti in cui la maggior parte dei bulli agisce indisturbata". Ma non basta. Anche l'istituzione di sportelli psico-pedagogici, incontri tra genitori e insegnanti o questionari ad hoc possono rappresentare un valido aiuto.
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