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La sofferenza di chi si sente diverso dagli altri, di chi si sente escluso dal gruppo, di chi viene bersagliato da scherzi e sfotto' perche' studia tanto: c'e' questo dietro il suicidio di un sedicenne, Matteo, che martedi' si e' lanciato nel vuoto, a Torino, dal quarto piano della sua abitazione. Una tragedia maturata a scuola, dove solo una volta, nel 2005, il giovane trovo' il coraggio di aprirsi con un insegnante: ''Mi deridono per i voti troppo alti. E mi chiamano sempre Jonathan'' come un eccentrico personaggio del reality 'Grande Fratello'.
Matteo e' il secondo dei tre figli che la signora Priscilla, 50 anni, filippina, collaboratrice domestica, ha avuto da un agricoltore di Buttigliera d'Asti che ha sposato nel 1989 e dal quale si e' separata nel 1999. Aveva la carnagione olivastra, i tratti esotici, un carattere dolce, il sorriso mite e i modi cortesi, quasi effeminati. La mamma, ora, non si da' pace e, tra le lacrime, accusa: ''Era come tutti i suoi compagni, era un essere umano.
Perche' me lo hanno trattato cosi'?''. Studiava in un istituto teconico ; non una scuola di frontiera, ma uno dei centri di formazione piu' prestigiosi della citta', situato nell' elegante quartiere della Crocetta. Lunedi' e' andato a lezione, ma e' rincasato poco dopo. ''Era triste, si capiva'', racconta la madre. Il giorno dopo ha chiesto il permesso di restare a casa: ''Mi sento stanco, vorrei dormire un po' e studiare in camera''.
Priscilla esce, ha un appuntamento col medico e tanto nell'appartamento c'e' il figlio maggiore.
Matteo, pero', si getta nel vuoto.
Cade su un bidone dell'immondizia, poi rovina sull'asfalto.
Lo portano in ambulanza all'ospedale, ma non c'e' niente da fare. Nell'alloggio ha lasciato due biglietti poi prelevati dai carabinieri: in uno si scusa con i genitori, nell'altro, scritto nel perfetto italiano di uno studente modello, descrive il suo disagio. ''Non mi sento integrato, non mi sento accettato, mi sento diverso''. ''Non ci posso credere'' dice la preside, che indica in Matteo ''il migliore della sua classe''. Lo dimostra la pagella: nove in francese, otto in inglese, otto in scienze, otto in economia, dieci in condotta. Era il resto a non filare liscio.
Quando faceva la prima, Matteo una volta scoppio' in lacrime. Un insegnante lo avvicino' e lui, dopo qualche titubanza, parlo': lo prendevano sempre in giro, gli davano del ''gay'', dicevano che sembrava proprio come quel ''Jonathan'' della tv. ''Intervenimmo subito - spiega la preside - sgridando i compagni. E sembrava che tutto fosse finito li'. Nessuno, nell'ultimo anno, mi ha piu' segnalato niente di insolito''. Solo un'altra volta, quando uno psicologo visito' la classe e domando' se qualcuno avesse dei problemi, alzo' la mano, ma non diede spiegazioni. ''Gli ripetevo sempre - aggiunge la mamma - che era normale, fortunato, che era bello. Ma era triste. Allora volevo che andasse da uno specialista, ma lui no''. Oggi molti dei suoi compagni erano al rosario. ''Ci era simpatico'', dice Maria una delle due ragazze del primo anno con cui aveva legato un po': ''era tanto gentile, era carino''. Ma ai maschi non piaceva: ''Era un 'perfettino'''. E, come aggiunge un altro ragazzo, ''aveva finito per starsene sempre in disparte, da isolato''. E' stata aperta un'inchiesta come ''atto dovuto'' e la polizia taglia corto: ''Parlatene il meno possibile''.
Voglio dirvi di riflettere perché ci sono anime molto sensibili che possono compiere atti estremi come questo!
Questo ragazzo provava un disagio enorme e i suoi compagni non hanno preso in considerazione questo aspetto, il più importante.
Non siamo tutti uguali e di fronte a alcuni avvenimenti agiamo in modo diverso.
Rispettate le diversità, non farlo é da idioti, tutti sanno che lo scherzo è bello quando dura poco, e chi tace nelle vessazioni é complice, sempre!
Come si sentiranno ora i suoi compagni di classe?