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Dedica a cui stai rispondendo

C'è un verso di un poeta latino che recita: "Colui a cui i genitori non han saputo sorridere, né un Dio lo degnò della sua mensa né una Dea lo degnò del suo talamo".
Non posso fare a meno di pensare a quando ero bambino. Non posso fare a meno di pensare che la mia solitudine sia iniziata proprio allora. Avere una madre che maledice il giorno che sei nato... continuamente... implacabilmente... che ti ripete ogni giorno frasi del tipo: "Maledetto il giorno che conobbi tuo padre"; "Accidenti a te e a quando sei nato"; "Oh se avessi abortito !" ... che ti fa sentire sempre colpevole di esistere... sopportare tutto questo ed essere ancora vivi è un autentico miracolo. Chi non ha provato non può capire. La mia psiche ne è uscita devastata. Ho paura degli altri, ho il terrore di essere rifiutato... e la gente che mi ripete: "Ma cosa hai da essere timido ! Non ti manca niente !".
Non so neanche se ridere o se piangere.
Quello che mi manca è proprio la cosa essenziale. Quella fiducia in sé stessi che ha origine nella prima infanzia, quando tua madre ti fa sentire accettato, desiderato, amato.
Forse la solitudine è iscritta nel mio codice genetico. Forse è nell'ordine naturale delle cose. Ma io non mi ci posso rassegnare. Ho troppo amore da dare a chi mi sa comprendere. Sono troppo attaccato alla vita.