Ancora sveglio ad ingabbiare i sogni, confondere le paure ed ingannare il tempo.
Ancora in questo posto, dentro me stesso, a chiedermi quanto poco amore posso aver messo e, smesso di avere, e quanto troppo immenso dolore posso aver dato a TE, mio sconfinato silenzioso scudo. Quanto dolore per colpa mia, quanto ingiusto posso essere stato nel confonderti, imbrogliarti nei sogni, rubarti le lacrime solo per non aver saputo credere che, quanto non si hanno parole, non significa che non si ha niente da offrire e, niente da dire.
Angelo in catene, possiamo punirci per questo? Servirà a ridarti il tempo? sottratto con la stessa rabbia che la vita ha messo nella purezza di un diamante e nel nero della grafite.
Ornati di luce brillante nei tuoi occhi e, nero, crea i sogni nella mia mente per Lei.
Scorre lento, come una foglia lungo il fiume, si fa spazio fra rotti rami che come braccia, afferrano, ma non trattengono, figlia caduta che mai potrà ritornare a essere vita nella vita persa.
Amore mio, quanto hai pianto per colpa mia. Sentire freddo e, nello spazio di un attimo comprendere la vita, tutta. Un passo e un passo avanti, cosa ci trattiene ancora dal non morire?
Abbiamo l’odore del mare, ed il sole che piano scende a conservare le sensazioni ed il peso dell’assenza, confonde e porta via l’alba. Esserci senza poter dare niente è come non esserci. Allora perché farlo? Profumo di fiori colora l’aria con le parole, inebria i sensi, non andare via, ascolta questo lamento. Quando di toccano una volta, sembra di tocchino per sempre. Tu sei così, possono portami via ogni cosa, ma resterà la speranza, quella muore, quando muoio anch’io.
Ed ora, sveglio, mi domando fiore selvaggio, mio segreto rifugio, riuscirai a trovare la tua pace? Ci sarà un tempo per noi?
Lascia andare e non ascoltare questo silenzio, non vedrai i miei sogni. Porta con te l’amore, custodiscilo, dolce sincero, generoso nella consapevolezza che tenerlo per se, non lo renderà tuo. L’amore si sente e, Tu, non ascolti mai.