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C’era una volta un bambino di nome Davide che era un ragazzino bugiardo.
Egli all’inizio era stato un bimbo come tutti gli altri, ma un giorno, per caso, aveva scoperto che inventando una bugia poteva liberarsi di ciò che gli dava fastidio e non gli piaceva.
Poteva, cioè, allontanare rimproveri e punizioni scaricandole su qualcun altro, per esempio, suo fratello Frederik, grassottello e bonaccione, nonchè cocco della mamma Miss Freud, che dopo una sgridata lo perdonava e tutto finiva lì.
Sì, la faccenda era cominciata quella volta in cortile quando, durante una gara di goal tra lui e il suo fratellino più piccolo, con un calcione ben assestato aveva spedito il pallone dritto nel vetro della finestra della signora Venere, l’inquilina del primo piano.
La donna si era affacciata urlante ed era andata subito a lamentarsi dalla loro mamma chiedendo danni e punizione.
Era iniziata una serie di domande incalzanti poste dalla mamma Miss Freud arrabbiatissima:
“Chi è stato? Di chi è la colpa? E’ modo di fare? Chi resterà senza gelato per una settimana?”
Frederik si era messo subito a piangere e Davide lo aveva seguito a ruota:
Tra le lacrime protestavano entrambi: “Non sono stato io, non è colpa mia, è stato lui... .”.
Miss Freud, che non conosceva Salomone, aveva strepitato, aveva minacciato, aveva pagato i danni e aveva lasciato passare la cosa.
Da quel momento per Davide si erano aperti orizzonti sconosciuti: non era più costretto a dire la verità, poteva inventare bugie.
Chi aveva scritto con i pennarelli sul muro del corridoio della scuola “La bidella Silvia è antipatica”?
Chi aveva nascosto il libro di lettura di Giada nell’ultimo cassetto della cattedra?
Chi aveva infilato il berretto di Amos nella cartella di Aliante?
Chi aveva mangiato di nascosto la merendina al cioccolato di Greta?
Lui, sempre lui, Davide.
Ma lui negava, accusava qualcun altro che veniva punito al posto suo.
Presto i compagni di classe si accorsero del suo modo di fare e cominciarono a prendere le distanze.
Nessuno voleva più essergli amico.
Così, Davide si ritrovò solo. Nessun amico. Nessuno con cui chiacchierare, ridere, scherzare, giocare.
Quando se ne rese conto, ne parlò con la sua mamma Miss Freud e le raccontò tutta la verità, anche la storia della pallonata nel vetro della signora Venere.
“Avevo capito”, disse Miss Freud abbracciandolo, “che qualcosa tormentava il tuo cuoricino.
Non eri più tu, non eri più il mio bambino, essendo tutto preso ad inventare scuse e giustificazioni.
Non avere paura di dire la verità, sempre, anche quando temi che io possa adirarmi o rimproverarti.
Sii coraggioso, chiedi scusa. Vedrai che nessuno più ti metterà da parte e tutti torneranno ad esserti amici.”
Davide fu un vero ometto e obbedì alla sua mamma. Ritrovò la serenità e fu di nuovo felice.
Anche tu che leggi, stai attenta/o: essere bugiardi è un difetto preoccupante e pericoloso, perché porta alla perdita della fiducia di chi ti sta vicino, visto che nessuno crede più a ciò che dici.
Nessuno, infatti, vuole avere come amica/o chi fa le cose di nascosto e non dice la verità, perché un amico è una persona di cui ti puoi fidare, a cui puoi aprire il tuo cuore, dirgli cosa pensi con la sicurezza di essere compreso e difeso.
Ricorda che devi dire sempre la verità, costi quel che costi: nessuno vuol avere a che fare con chi è abituato a mentire, perchè non può contare sulla parola data e sull’amicizia sincera.
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