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Ho riletto un passaggio de "Il Piccolo Principe" dedicato al "colore del grano" e mi ha stimolato alcune riflessioni. Ho nostalgia di quella fase della vita dove tutto ti sembra bello, le forze si moltiplicano, le persone ti sembrano migliori, tu ti senti migliore. Tutte le cose assumono una nuova luce, che poi è la stessa luce che si accende nel cuore di una persona che si scopre innamorata...
Innamorarsi è un po' come "addomesticarsi", il colpo di fulmine è altro... due persone si conoscono, si avvicinano gradualmente, con discrezione, si apprezzano, hanno il presentimento che quel legame possa evolvere, diventare assoluto, forse quello che chiamano amore; e allora tutto sembra bello, credi che valga la pena rischiare e non hai paura di nessuno. A quel punto ci si deve buttare, non c'è paura che possa frenare dal vivere quel rapporto. Vale sempre la pena inseguire quella particolare scintilla che si è accesa dentro al cuore, pur avendo ben presente rischi e responsabilità. Come mi piace dire, occorre "investire" in quel rapporto, che significa donarsi completamente e con coraggio. Ma come ci si deve comportare, quando nel conto delle sofferenze ci sono anche altre persone? Altre persone che si vogliono bene, altre persone che hanno bisogno di te. Se l'innamoramento si trasforma in amore, che cosa accade di tutto il resto? Tante persone ai giorni nostri, per puro egoismo (ma facendo alla fine del male a se stessi), rinnegano tutte le proprie esperienze e gettano fango su quello che hanno costruito. Io credo che non bisogna iniziare una cosa se non si ritiene di poterla portare a compimento. E allora cosa rimane di questo nuovo rapporto? Solo il colore del grano. Ed è crudele.
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