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Riuscite ad immaginare che cosa significhi dire addio alla propria famiglia, alla propria casa e agli amici? Partire per un paese straniero, senza conoscerne la lingua, e con pochissimi soldi, in pratica nessuno? Chi sarebbe disposto a fare una cosa del genere? Perché mai qualcuno dovrebbe fare qualcosa di così drastico?
Quella che segue non è una “bella storia.” È comunque una STORIA VERA, che finisce bene, e che deve essere raccontata, e raccontata in continuazione perché le generazioni future non dimentichino. E’ la storia dell’emigrazione delle nostre famiglie in America…perché vennero e cosa significò per loro vivere là.
La maggior parte degli immigrati non partì mai col progetto di stabilirsi definitivamente in America. C’è addirittura un'espressione coniata appositamente per gli italiani: ”Uccelli di passaggio” in quanto il loro intento era di venire come lavoratori migranti. Nonostante il 75% degli immigrati italiani fossero agricoltori in Italia, non aspiravano ad esserlo negli Stati Uniti (in quanto questo implicava una permanenza che non era nei loro piani). Al contrario, si diressero verso le città dove c’era richiesta di lavoratori e dove le paghe erano relativamente alte. Molti uomini lasciarono a casa mogli e bambini, perché convinti di ritornare (e molti, moltissimi lo fecero). In ogni caso, per molti immigrati italiani l’emigrazione non fu mai da intendere come un ripudio dell’Italia. In effetti, essa rappresentò una difesa dello stile di vita italiano, in quanto i soldi spediti a casa aiutavano al mantenimento della struttura tradizionale. Piuttosto che una sistemazione permanente, cercavano in città la possibilità di lavorare per un salario (relativamente) alto, così da risparmiare abbastanza da poter tornare in Italia a condurre una vita migliore. Fatto certamente lodevole, anche considerate le difficili condizioni di vita dell’Italia meridionale in quei tempi. Queste condizioni furono il risultato di molti fattori diversi.
La maggior parte dell'immigrazione italiana venne dall'antico Stato indipendente e sovrano del Regno delle Due Sicilie. Il Regno delle Due Sicilie fu invaso nel 1860 ed occupato militarmente, senza dichiarazione di guerra, dal regno piemontese dei Savoia (Regno di Sardegna). Seguirono dieci anni di guerra civile sanguinaria, durante la quale furono assassinati circa un milione tra Napoletani e Siciliani. Tutto il patrimonio monetario fu rapinato dalle casse dello Stato delle Due Sicilie e perfino i macchinari delle fabbriche napoletane furono portati al Nord dove in seguito sorsero le industrie del Piemonte, della Lombardia e della Liguria (il cosiddetto "triangolo industriale"). A questo si aggiunse poi la depressione economica causata dalle politiche colonizzatrici dell'Italia "unita." Per molti Napoletani e Siciliani l'unica via di salvezza fu l'emigrazione.
Sebbene i problemi dell’Italia meridionale possano essere attribuiti al suo sfruttamento da parte della sua stessa gente, non credo che sia corretto (e storicamente provato) addossare unicamente alla popolazione settentrionale l’intera responsabilità per tali sofferenze. Infatti, per secoli, tutta la penisola italiana fu divisa in stati feudali, e spesso le potenze straniere avevano il controllo sopra uno o molti di questi stati. In una tale situazione caotica, il sistema feudale regolava il sistema economico. In particolare, il sistema feudale permetteva che la proprietà terriera, tradizionalmente ereditaria, determinasse il potere politico e lo status sociale di ogni individuo. In questo modo, le classi povere non ebbero praticamente alcuna possibilità di migliorare la propria condizione. Ma, senza dubbio, il popolo del Sud dovette sopportare un maggior numero di difficoltà rispetto a quello del nord. Il governo Italiano era dominato dai rappresentanti del Nord, e il Sud era gravato da alte tasse e tariffe protezionistiche sui prodotti industriali settentrionali. Inoltre, molti dei problemi dell’Italia meridionale possono essere attribuiti alla mancanza di carbone e minerale di ferro, indispensabili all’industria, all’estrema scarsità di terra coltivabile, all’erosione del suolo e alla sovrappopolazione. Al Nord, invece, un alto tasso d’industrializzazione comportò meno povertà e difficoltà in campo agricolo. Come se non bastasse, diversi disastri naturali sconquassarono l’Italia meridionale all’inizio del 20° secolo: il Vesuvio eruttò seppellendo un’intera città vicino a Napoli e si ebbero l’eruzione dell’Etna, il terremoto del 1908 e la marea che irruppe nello Stretto di Messina uccidendo più di 100.000 persone nella sola città di Messina.
E così…giungemmo in America, a centinaia su centinaia di migliaia, fino a quando non fummo più di quattro milioni. Affrontammo la povertà, la discriminazione e l’isolamento dovuti al fatto di essere in una terra straniera. La maggior parte degli immigrati era molto giovane quando venne in questo paese. Scoprirono che non solo le strade non erano lastricate d’oro, ma che erano proprio loro quelli che dovevano lastricare quelle strade. Venimmo in un luogo che ci trattava da persone inferiori. Venivamo considerati sporchi e stupidi, perfino “di colore”. Imparammo ad adattarci, ad andare d'accordo col resto della popolazione, e a nascondere la nostra nazionalità straniera; ma, non smettemmo mai di essere orgogliosi di ciò che eravamo e del luogo da dove venivamo. La struttura dominante della società tentava di umiliarci, ma noi continuammo a testa alta. Imparammo una seconda lingua, trovammo un lavoro, ci riunimmo in associazioni e comprammo case nostre. Imparammo a farcela nonostante il pregiudizio. Ci sostenemmo a vicenda e facemmo addirittura in modo di conservare il nostro stile di vita in Italia mandando a casa grandi quantità di denaro. Negli Stati Uniti, gli Italiani si mobilitarono per preservare la loro cultura. Nei quartieri Italiani fiorirono molti negozi ed attività gestite da italiani. Gli italiani si abituarono a comprare da altri italiani. Mantenemmo il nostro denaro entro la comunità e prosperammo. Mi ricordo che mio padre non avrebbe mai comprato da un “medigan” (americano) se avesse potuto farlo da un Italiano. Nelle maggiori città vennero pubblicati giornali Italo-Americani, si formarono società di fratellanza e di aiuto agli immigranti – ad esempio i Figli d’Italia ecc..-. Tutto questo favorì ampiamente il costante sbarco d’immigrati che, oltre alla forte concezione italiana del lavoro, portarono balli, musica, e cibo! Oggigiorno, infatti, gli alimenti italiani stanno alla base della dieta americana.
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