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Piena estate.
Città vuote, assolate, poca gente che cammina.
Se ti soffermi solo per un secondo ad osservare gli occhi degli anziani, noti in loro una profonda tristezza, come se il loro cuore fosse diviso a metà, tra ricordi sbiaditi dal tempo, e da un presente in cui tutti fuggono, vanno al mare, assetati non dalla voglia di godersi la natura o il riposo dopo il lavoro, ma solo per un malsano divertimento da condividere con altri, altrimenti la paura di essere considerato non alla moda, ti farebbe fare la stessa fine di una mosca schiacciata inesorabilmente, sotto le suole delle scarpe.
Quanta tristezza, quante lacrime, quanta solitudine, tanto da sperare che il cielo all'improvviso si annuvoli piangendo pioggia dorata, che lentamente scivola sulle spalle, e ti fa sentire più sereno, e fratello di colui che non è sfuggito, ma è rimasto a riempire il vuoto lasciato tristemente da una macchina colma di gente festante in partenza per chissà quale meta.
Accendi la televisione, e vedi soltanto immagini di donne quasi nude, che non aspettano altro di farsi fotografare, perché la bellezza deve essere per forza ostentata.
La bellezza di una volta era un viso senza trucco, ma con due occhi splendidi che sorridevano.
O dolce estate, stagione incantevole, piena di luce.
Una volta, ora solo buio in un mare di ipocrisia.
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