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Il mio primo ricordo infantile ancora vivido e indelebile è una bambina con il sorriso sulle labbra ma la tristezza negli occhi. Avevo circa sette anni quando la mia nonna materna si è ammalata gravemente di una malattia che non potevo ancora capire. La mia cara nonna, quella con cui crescevo ogni giorno di più, amata e coccolata. La mia mamma in quel periodo era un'ombra.Non si curava più di nessuno, neanche di se stessa e l'unica cosa che faceva era fumare e ingerire piccole pillole che, ricordo,mi sembravano mentine.Una zia mi disse che dovevo essere io, allora,la donnina di casa e che dovevo aiutare la mamma perchè lei soffriva.Probabilmente la zia non pensava che una bambina potesse prendere sul serio quelle parole, invece io mi presi la responsabilità di tutto.La nonna, prima di ammalarsi, mi aveva insegnato a cucinare nei lunghi pomeriggi passati a impiastricciare insieme nella nostra grande cucina.Così cucinavo, perchè mamma non lo faceva, e mi prendevo cura di loro.Dopo un anno la nonna morì e il dolore di mia madre fu atroce e così grande da estendersi a chiunque le fosse vicino.La ripresa è stata lenta, dolorosa,ma c'è stata.Il tempo è passato, io sono cresciuta e ho compiuto 14 anni.I miei coetanei non amavano la mia compagnia, del resto era reciproco.Ero sempre triste dentro e le persone, in linea di massima, non amano passare il loro tempo nella depressione, specialmente se non è la loro.Nonostante fingessi di infischiarmene, la solitudine era pesante e io ne soffrivo.Nel frattempo, mio fratello maggiore, il mio adorato fratello, si era lasciato trascinare nel mondo della droga dopo una delusione amorosa cocente.Di nuovo, la mia famiglia sprofondò.Comincia allora a stare sempre più tempo fuori casa, per non sentire le urla, i pianti, le minacce e gli improperi che si scambiavano i miei genitori e mio fratello.Ma ero troppo ingenua e sprovveduta per stare al mondo affidandomi solo a me stessa, e finii a frequentare un ragazzo..."particolare".Anche lui aveva una storia complicata alle spalle e, maggiore di me di due anni, gli fu semplice conquistare la mia fiducia.Non tardai a capire che faceva usi di droghe pesanti, ma non lo lasciai.Volevo in tutti i modi tirarlo fuori da quel vizio maledetto che mi stava già strappando il mio unico, meraviglioso fratellone.Ma la buona volontà, si sa, a volte non basta ed anzichè aiutare il mio ragazzo, finii con l'imitarlo.Ma non bastavano mai i soldi e così lui mi riempiva di botte perchè io <<dovevo prendere i soldi necessari da casa mia>>...rubarli ai miei genitori, in parole povere.I miei genitori, già distrutti dai problemi del primogenito, non ressero anche il mio colpo.Io ero quella forte, quella con la testa sulle spalle...
Mi vedevano tornare con un labbro rotto, un livido da qualche parte, zoppa.Quando il mio ragazzo mi spezzò una caviglia si decisero a chiudermi in casa.Ma io passavo giorno e notte al telefono, e quando arrivò la bolletta più salata che si fosse mai vista a fine mese, non poterono fare altro che prendermi a schiaffi anche loro.Li odiai, povera stupida, e scappai.Fu una fughetta brevissima, neanche una giornata intera.Ma loro non mi constrinsero più a stare in casa.Dovevano pensare anche a mio fratello.Così, per due lunghissimi anni, continuai quella vita orribile, con il ragazzo che amavo che mi picchiava di continuo e i miei che nemmeno mi parlavano più, troppo delusi anche da me.Poi non so cosa successe, ma un giorno mi stancai di quella situazione e andai a denunciare il mio ragazzo.Da quel giorno fu un inferno...
Mi seguiva ovunque e quando riusciva a prendermi mi picchiava anche più di prima, perchè <<lui mi amava e io non avevo diritto di lasciarlo>>.Veniva a scuola mia e mi picchiava, tanto che alla fine i miei comopagni, probabilmente per compassione, fecero fronte comune e lo pestarono.Non venne più a scuola, ma mi seguiva per strada quando tornavo a casa e mi picchiava anche li, sotto gli occhi della gente, totalmente indifferente.Solo una volta una donna anziana disse "chiamo la polizia",ma poi non lo fece davvero e si dileguò spaventata.Un giorno, aspettavo l'autobus, me lo ritrovai davanti e mi sbattè contro il muro del palazzo sotto cui mi trovavo.Mi sbattè più volte e con così tanta forza che mi provocò un trauma cranico.Mio fratello perse la testa quando lo venne a sapere e organizzò una sorta di spedizione punitiva con i suoi amici.Così mi ritrovavo i genitori distrutti, un ex ragazzo pazzo e un fratello in galera...per fortuna non lo ridussero in brandelli.Per un po' mi lasciò in pace.tanto che mi illusi che fosse finita.Mio fratello smise di drogarsi, schifato da quello che la droga aveva causato a me.ed io comincia il duro e lento cammino della disintossicazione e, soprattutto,ristabilii un rapporto "normale" con la mia famiglia.Ma lui non aveva finito di perseguitarmi...l'ho nuovamente denunciato, ma lo stalking non esisteva ancora e lui era, che beffa, ancora minorenne per un mese e mezzo.Quindi i carabinieri semplicemente mi guardavano e dicevano "non possiamo farci niente, ci dispiace".Mi sentivo così frustrata.Poi, un giorno, mentre tornavo a casa un ragazzo mi fermò e cominciò a parlare con me.Un monologo piuttosto noioso per una me diffidente e sfiduciata.Cominciò a farmi la corte, nel vero senso della parola.E piano piano, con paienza infinita, fece breccia nel mio cuore impaurito.Il mio ex ci perseguitava, ci minacciava...ma il mio nuovo ragazzo non mi lasciava mai sola, e lo conciava per le feste.Solo una volta, vicino alla scuola, il mio ex riuscì ad avvicinarsi ancora a me.<<Lascialo, perchè io ti sgozzo>>.
Sapevo che era serio e che poteva farlo, ma ero così stanca di subire...lo guardai negli occhi e gli dissi queste esatte parole "Ti prego, fallo.Almeno da morta mi lascerai in pace".
Lui rimase sconcertato e scappò, perchè arrivò il mio ragazzo.Scoppiai a piangere, piansi tra le braccia del mio amore tutte le lacrime che tenevo dentro da quando ero bambina.Piansi anche perchè la verità di quello che avevo detto poco prima al mio ex mi spaventò.
Da quel giorno il mio ex mi lasciò in pace.Solo ogni tanto mi capita di incontrarlo e la paura ritorna, ma lui non si avvicina mai.Mi guarda, piange...ma non si avvicina più. Mio fratello sta bene, la mia famiglia è di nuovo unita e felice.Mi vengono portati via un nonno che adoravo e uno zio che non ho avuto tempo di conoscere veramente.Muoiono troppe persone nell'arco di poco tempo, al punto che penso che resterò senza punti di riferimento di questo passo.Ma penso che ho il mio amore, e che lui sarà la mia roccia.
Sono 5 anni che sono fidanzata con il ragazzo che mi restituì alla vita e curò le mie ferite, abbiamo affrontato situazioni difficili e abbiamo avuto momenti indimenticabili.Come tutti.Pensiamo di sposarci e mettere su famiglia, un progetto concreto, reale...il giorno dopo aver pianificato tutto lui mi manda un sms e mi dice che non sa più se è davvero amore, perchè teme di essere gay.
Questa è la mia vita fin'ora, e io mi domando allora se c'è davvero fine alla sofferenza.