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Dedica a cui stai rispondendo

E’ forse il tempo che cancella le ferite? È forse il tempo che scioglie i nodi al collo? come fossero stanze senz’aria, raschio via le scritte dalle pareti, e pianto chiodi nei miei cassetti, poi gli osservo, animarsi come demoni, gonfiarsi, poi gemere, e scricchiolare, è tutto li, dentro un attimo, ti porta via ogni cosa, ogni speranza, più cerchi di scacciarla via e più si appiglia.
Vorrei tanto non ricordare, vorrei tanto smettere di essere un altro uomo, quello che ci si aspetta, da sempre. Essere carezza quando ne hai bisogno, essere silenzio, oppure essere un vento leggero che ti sposta i capelli e ti scopre il viso, che pare sempre nascosto, distratto, assente, nel tuo dolore.
Come un carro appeso alle tue braccia, fatica di un turbine che non capisco. Amarsi non è il desiderio di piccole scintille, che si consumano piano nella voglia di riceverle, ma così nascono e così muoiono e non ti accorgi mai dell’abisso che lasci.
Quanto sei distante, un anno, un mese, un giorno, un attimo, una vita? quanto, dimmi.
Puoi svegliarti nella tua stanza e sorridere, ti vedo mentre lo fai, con la tua pazienza, il tuo corpo nudo che veste il letto come un abito di seta e mostra la tua suadente bellezza, come un petalo di rosa, si posa lungo gli argini dei sentieri che ti portano nei miei sogni. Ogni linea disegna il tuo respiro che colora i muri di polvere d’argento e riflette i tuoi desideri, che vorrei ingabbiare e curare. Nutrirli di me, del mio corpo e della mia anima.
Non vedi mai chi ti guarda il cuore, dell’amore di chi ti ama non sai proprio cosa farne.
E’ tutto destino, scritto, normale corso della vita, nelle sue difficoltà bene o male riesci a difenderti.
Grida e peccato sono solo un volto, della rabbia che ti assale e ti soffoca. Il resto è mare calmo e prati di rose, profumo di caffè e sogni.
Ma tu dove sei?