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Ti prego, vattene. Vattene, corri e diglielo.
E vorrei dirgli, vorrei spalmargli sulla faccia, e sulle gote, poi sulle labbra che lui mi manca. Che mi manca in modo straziante. Spalmargli sulla faccia, sulle spalle questa voglia di lui. Questa incontenibile voglia si lui. Chissà mai, che capisse quanto amore ho qui dentro. Quanto amore batte in questo corpo fragile. Vorrei prenderlo, stringerli con forza le mani e urlare: "Lo voglio, ti supplico; va a prendermelo". Fallo ridiventare mio, fa qualcosa. Spiegagli quanto è difficile per me. A me non m'ascolta. Spiegaglielo tu. Spiegagli e raccontagli di quanto sono diventata pazza, e impossibile con la gente. Spiegagli che non sono più la stessa, di quanto sono esagerata senza lui. Ti prego, vattene. Vattene, corri e diglielo. Sto male.
Ogni volta che ripenso a te. Ogni volta che mi chiudo un attimo fra i miei pensieri, nel mio mondo. Lo sento che a farmi compagnia non c'è più tristezza, poche volte addirittura nemmeno la nostalgia. C'è rabbia. Sai cosa vuol dire? C'è qualcosa dentro, che brucia più di tutto. Rabbia. Rabbia repressa, smaltita e poi accumulata, rabbia stanca che vuole uscire. Stanca, che vuole esserci. Rabbia. Rabbia che vorrei rompere un muro, saltare fino a spaccarmi i piedi. Urlare fino ad avere avere la voce che è un soffio. Io sono arrabbiata con te, arrabbiata. Stupido, imbecille. IO SONO ARRABBIATA. E lo voglio urlare, urlare. Voglio essere pazzamente arrabbiata di te.
Non era quello giusto, mi dicono.Se se ne è andato, vuol dire che non era destino. Ma se invece lo fosse stato? Se invece fosse davvero lui, quello giusto? Se, maledizione, lui fosse proprio quel Lui? Non l’anima gemella, proprio no. Ma l’anima che amavo. Non mi ci vuole poco per amare, sai. Hai idea di quanto mi costi amare? E lui, sì, lo amavo. Perciò non ci credo, che lui non fosse quello giusto per me. Non sempre tutte le cose si mettono a posto, non c’è sempre un lieto fine o qualcosa che vi somigli. A volte qualcuno perde già all’inizio del racconto. Quel personaggio marginale che finisce nel peggiore dei modi già da subito. Fallisce, e basta. Io ho perso. Sono quella canzone orecchiata ma mai ascoltata. Sono quel film che ti eri ripromesso di vedere ma che hai dimenticato di cercare. Quell’abito blu tanto carino visto in vetrina, però lasciato lì, perché quello nero del negozio dopo era meglio. Quella mano tesa non afferrata, quello sguardo scivolato senza risposta. Quel posto lasciato libero al cinema perché magari arriva qualcun altro, ma nessuno poi si è presentato. Sono quel biglietto anonimo mai giunto a destinazione. Sono la somma di tutte le assenze che non mancano.
Volevo essere capace a mettere insieme parole che riuscissero a colpirti, a segnarti.
avevo scritto una lettera o almeno l'inizio di tutto ciò che avevo da dirti. Mi ero buttata di getto e avevo cominciato a sporcare un foglio bianco con frasi inzuppate di emozioni, di tutti quei sentimenti che avevi fatto nascere dentro di me e che da tempo si rincorrevano senza trovare via di uscita. Avevo deciso che dovevo buttarli fuori. Mi ero messa in testa che dovevo stupirti, sbatterti in faccia tutto e farti rimanere con gli occhi spalancati e la bocca aperta. Ma ora quella lettera è ancora qui, tra le pagine di un libro che non rileggerò mai.

Non sto piangendo. Mi sudano gli occhi.
Pensavo di essere più forte, lo ammetto.
Ma tu mi distruggi con un semplice soffio. Banale? probabile. Molto probabile. Ma è più forte di me, in ogni parola, cosa, gesto. Non credevo si potesse stare così male per una persona, non lo avrei mai pensato. IO. Che tutti mi hanno sempre detto di essere una ragazza tosta, con un carattere estremamente forte. Che non comprendevo le ragazzine che stavano male per qualche ragazzo. Pensavo poi di essere più forte. Di essere più capace a capace di trattenere le lacrime, più capace di proteggermi il cuore. Invece sono stata debole. Ho lasciato che me lo rubassi, e poi che lo distruggessi in mille pezzettini.
Mi stavo cullando su un'altra illusione. L'ennesima.
Ma che m'importava? Almeno stavo comoda. Potevo finalmente chiudere gli occhi e riposarmi serenamente. Non sapevo quanto quella tranquillità sarebbe durata, ma per il tempo che l'avrei avuta me la sarei goduta al massimo. E ti stringevo forte a me. Tra le mie braccia, come facevo da piccola con i miei pelush quando avevo paura del buio. Se li abbracciavo mi sentivo forte, avevo meno paura. E così feci con te. T'abbracciai e chiusi gli occhi. Quasi come se temessi la tua partenza e l'immediato ritorno di quella dannata paura del buio. Perchè il buio era assenza di luce. Assenza di...te. E in quell'abbraccio c'era tutto l'universo...c'era tutto quello di cui avevo bisogno... se in quel momento il mondo fosse caduto...non me ne sarei accorta...ero troppo persa nell'infinito di quell'amore... avvolta nel tuo profumo... e sentivo il tuo cuore battere... e io stavo semplicemente bene... Ti confesso che avrei voluto starci all'infinito, fra quelle braccia. Avrei voluto incollarmi, come una calamita al ferro, al tuo corpo caldo. Caldo di un amore che mi illuminava giorno dopo giorno. I tuoi abbracci erano più del gesto in sè. Erano luce per il mio cuore. E insomma, avrei voluto trasferire la mia testa sul tuo petto, per sentire quei battiti che sembravano andare sempre più veloci, ogni volta che ti guardavo. E i tuoi occhi diventavano brillanti, come stelle, tutte le volte che mi prendevi per i fianchi e mi appoggiavi delicatamente tra costole e polmoni. E io non avrei mai voluto staccarmi, mi sembrava di stare in paradiso, Dio. In paradiso.
Mi strapperei la pelle e il naso per di liberarmi del tuo odore. Mi strapperei la bocca e il cuore per liberarmi del tuo amore, il tuo amore ad ogni costo.
Scommetto che non sai cosa si prova quando cerchi disperatamente una persona, quando hai maledettamente bisogno di lei, e non c'è.
Scommetto che non conosci quella stretta allo stomaco, quelle lacrime patetiche che pungono gli occhi, e alzi lo sguardo per ricacciarle dentro, con un'ostinazione che non ti è mai appartenuta, con una forza, rabbia, un odio che non sapevi di covare, dentro. Addosso. Sai cosa si prova quando scopri di amare una persona più di quanto lei abbia mai tenuto a te? Non conterò mai abbastanza.
Forse ho dimenticato di dirtelo. Avrò dimenticato di dirti che mi basta un tuo sorriso per sprigionare gioia, avrò dimenticato di ammettere che la tua voce mi da i brividi. Avrò dimenticato di dirtelo. Sai, non sono brava a vivere.
Te la stavo porgendo e non l'hai voluta. Te la stavo quasi regalando, quella chiave. Ma l'hai rifiutata. Non hai voluto vedere cosa potevi trovare utilizzandola. Ti sei solo affacciato sbirciando dalla serratura e te ne sei riandato. Non so cosa hai potuto vedere per andartene, ma la chiave, quella del mio cuore, l'ho ancora io qui….
Ma io lo so: Avevi capito che ti avrei aspettato.
Avevi capito che per quanto lo dicessi non ho ho la forza di andarmene.
Seduta lì, nel bordo della tua vita, ti osservo mentre vivi. Mentre svolgi il tuo spettacolo, aspettando illusoriamente il tuo ritorno; dall'unica tua spettatrice.

Vorrei solo capire. . se vale la pena combattere. . o forse è meglio rinunciare. .

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