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Pensieri che si affollano nella testa. Immagini che vengono proiettate davanti ai miei occhi. Immagini di giornate più o meno calde. Immagini di un posto simile al paradiso. Immagini riguardanti una settimana da sogno. E mentre ascolto canzoni allegre, il viso mi si incupisce perché ripenso a quei giorni... Quando era tutto così bello. Così facile, spensierato. Sembrava di essere tornati bambini, sembrava che non esistessero limiti. Sembrava di vivere una favola. Favola cominciata il 28 di agosto. Giornata terribile. Non volevo partire, no non volevo. Volevo rimanere a casa mia, a passare gli ultimi giorni di un estate stupenda insieme ai miei amici. E invece mi hanno convinto. Viaggio lungo senza dubbio, in tutto quel tempo in macchina, mentre le note di cd vecchi e nuovi passavano veloci, sempre a tenere il broncio sperando di cambiare una situazione che mi rendeva così infelice. E poi siamo arrivati. Una giornata di sole, di caldo afoso. Appena scesi dalla macchina, ci siamo fermati qualche secondo a vedere quel posto fantastico, a fotografarlo nella mente. Alla reception ci hanno fatto indossare quel braccialetto.. Arancione, da allacciare al polso, simbolo di una settimana indimenticabile. E poi è cominciato tutto. Non potersi fare il bagno e vedere gli altri divertirsi in piscina, era bruttissimo. Non vedere nessun ragazzo, era bruttissimo. Dover fotografare ogni singolo paesaggio insieme a mia madre, era bruttissimo. Ma la sera qualcosa è cambiato.. In quella specie di teatro molto affollato, la voce di un presentatore annunciava che il giorno dopo i ragazzi e le ragazze di una certa età sarebbero dovuti andare sotto il gazebo per far parte dello "junior club". Ricordo gli occhi di mia madre illuminarsi e guardarmi speranzosi, ma poi diventare cupi vedendo il mio sguardo. Perso nel vuoto. Sono timida. Mi vergogno. Non ci sarei andata al gazebo. No non lo avrei fatto. E invece alle 10 in punto della mattina del 29 agosto mi sono fatta trovare lì, insieme a mia sorella e una decina di ragazzi (tutti maschi). Mi sono presentata, e nel giro di una mattinata di giochi ho iniziato a cambiare idea su quella vacanza. E da quel momento in poi non ricordo più niente. Ho immagini confuse nella mia testa... Ricordo i giochi del pomeriggio, beach volley, biliardino, freccette... Ricordo quando, dopo pranzo, io Simone Valerio e mio fratello ci trovavamo e andavamo a saltare sui tappeti elastici, oppure quando ci mettevamo a giocare a carte e partiva la playlist... Sempre la stessa. Che cominciava con "Mi fido di te" di Jovanotti per poi passare a Fabrizio Moro con "Pensa". Dio, ricordo come cantavamo a squarciagola. Come ci sentivamo liberi, amici e felici. Ricordo le serate in quella specie di anfiteatro, dove immagini, musica e piccole recite animavano momenti indimenticabili. Ricordo i balli di gruppo. Ricordo lui... Come mi sono sentita umiliata quando mio padre ci ha visti insieme, come sono rimasta indifferente quando ha baciato un'altra. Ricordo Francesco. Come ogni volta che mi abbracciava sentivo qualcosa dentro... E ricordo soprattutto Carlo. La persona che ha reso quella vacanza un qualcosa di favoloso. Ricordo il nostro bacio... Ricordo i nostri momenti destinati a finire. Ricordo quando, abbracciati sulle poltroncine bianche, lui mi sussurrava "piccola stella senza cielo" cantando una canzone che adesso sembra priva di significato. Ricordo l'ultima sera. Fatta di sogni, di numeri di telefono, contatti msn, lacrime e tanta amarezza. Ricordo la voglia di rendere quella serata LA serata. E fare il trenino sotto la pioggia, tutti insieme alzando le braccia al cielo e dimostrando che c'eravamo, eravamo vivi quella sera. Ricordo come abbiamo corso sotto la pioggia io e lui, coperti soltanto dalla sua giacca. Come ballavamo insieme. Come asciugavo le lacrime a Simone, amico che la distanza mi ha portato via. Come lo convincevo che saremmo rimasti in contatto. Ricordo gli ultimi saluti, gli addii. Il nostro ultimo bacio... Quando le nostre mani si sono sfiorate per l'ultima volta e poi sono corsa via, sotto la pioggia, stando bene attenta a non girarmi. E svoltato l'angolo, mi sono fermata a guardarlo per l'ultima volta. Il mio Carlo.. Promettendomi che non sarebbe stato l'ultimo saluto. Ricordo il cuscino bagnato, ricordo com'è stato difficile prendere sonno quella notte e soprattutto come mi sono addormentata con le lacrime agli occhi. Le ultime foto. L'ultima colazione. E in macchina, come avevo salutato quel bellissimo posto. Ricordo la sigla. Quella sigla... Dio, quant'era bella. Appena si sentivano le prime note, ovunque tu fossi dovevi correre lì davanti per ballarla, per sentirti parte di quelle note e di quel villaggio. E ancora ce l'ho lì, dentro al cuore. Con tutte le persone che ho conosciuto. E al polso ho ancora quel braccialetto arancione, quello che all'inizio mi sembrava brutto, ma che adesso è vivo e pieno di significato. Ora mi rimane solo qualche canzone, qualche bella foto per ricordare tutti questi momenti. Non mi rimane che numeri di telefono, contatti msn all'inizio preziosissimi ma che già alla distanza di due mesi stanno diventando ricordi. Bisceglie-Macerata, troppa distanza. Siamo costretti a lasciarci dividere da fottuti chilometri. Nonostante l'impegno e le promesse, so che è così. Ma vorrei tanto potermi sbagliare...