Che se poi tu mi dici che da piccolo di favole non ne hai sentite mai, io sento un baratro formarsi dentro di me, che ti racconto i miei problemi, la mia lotta sanguinaria con il mondo, nel quale mi plasmo, il quale a sua volta mi appoggia una maschera sul viso. Tu tremavi, ma non avevi freddo, ed io le mani non posso stringerti, perchè non ho il coraggio di mostrare ciò che sento e per paura che gli altri mi vedano e mi portino via, dall'unico modo che ho per vederti. Le scale sono pietra, e seppure tu sia più alto di me, stendevi le gambe, ma non mi guardavi dall'alto di un'esperienza che io non ho provato, che è partita dalla fragilità e ti ha reso più forte. Quando tu mi apri la porta, io vorrei ogni volta leggere il segreto che hai negli occhi, senza però invadere il tuo universo e lasciarti ritrarre come un riccio.
Però ti vedo, e sei faro, faro instancabile della nebbia che mi inghiotte. E ti ho trovato, ma non posso averti. E' o non è questa, una tremenda meta a cui non posso fare a meno di agognare?