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Sono stanco di agonizzare nella solitudine e nel grigiore più orribili e squallidi che si possano immaginare, di non essere padrone della mia vita, di non riuscire a staccarmi da tutto ciò che mi fa soffrire in modo atroce, di essere ignorato, preso in giro, trattato con sufficienza o respinto brutalmente come un appestato.
Sono stanco di donne che al secondo appuntamento portano la migliore amica, che rispondono con un agghiacciante “mi spiace, non credo sia il caso di vederci per un caffè: siamo colleghi” o con un disarmante “amici solo sul posto di lavoro” (nel mio caso la stramaledetta scuola).
Sono stanco di vedere realizzata quotidianamente una massima terribile di Alda Merini (“Bussate e vi sarà chiuso”), di non riuscire a cambiare la mia esistenza, di continuare a correggere compiti abominevoli che spingono al limite la mia depressione.
Che cosa ho fatto per meritare tutto questo? Quali crimini contro l’umanità, commessi in una vita precedente, possono giustificare un supplizio simile?
Sono stufo marcio di questa situazione. Non ne posso davvero più: prima o poi la corda, a lungo tirata, si spezzerà e per me sarà la fine di tutto, anche di ogni sofferenza.
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