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Dedica a cui stai rispondendo

Il primo approccio con Dio lo ebbi nella periferia di Istanbul molti anni fa, guardando un asceta che non possedeva nulla tranne dei stracci arrotolati sul pube, sembrava un Cristo con barba e capelli lunghi e guardava verso il cielo con un sorriso estatico, in un giorno nuvoloso una sfera di luce solare lo illuminava dall’alto come un faro in un teatro illumina il prim’attore!
“Come ti dai a Lui, Lui si da a te”questo mi sentii dire anni dopo in India da un santone che guardandomi mi disse “se puoi, vai in Himalaya”,i suoi occhi lanciavano un suggerimento cosmico.
Raggiunsi soltanto due settimane dopo le pendici del tetto del mondo, dall’estate tropicale indiana al clima fresco e alpino di montagne incredibili.
Sentivo che dovevo raggiungere le sorgenti del gange, qualcosa di irresistibile mi attirava là e andavo senza conoscere esattamente il perché.
Ogni mezzo in India che cammina va preso al volo, può succedere che non passa più per giorni, treni affollati e pulman con tanto di galline vive e contadini bruciati dal sole e senza denti che ti sorridono perché il tuo volto è inusuale lassù e parliamo di molti anni fa quando era sporadico incontrare qualche turista europeo o americano alla ricerca di un perché, del senso di una vita che nella nostra società è difficile capire visto che stritola l’individuo, lo appiattisce e lo omologa cercando di rendere tutti uguali, e la risposta non possono certo darle le droghe messe lì come le sirene per i marinai.
Forse saprete che nell’immensa area indiana la melanina è nera come l’ebano per le popolazioni
del sud come il Bangla Desh, ex isola di Ceylon e si fa sempre più chiara fino alle pendici dell’Himalaya dove incontri addirittura gente con fattezze simili alle nostre latitudini.
Ebbene i mezzi di locomozione dal treno ai pulman ai carretti si facevano sempre più piccoli, dubitavo di riuscire a tornare indietro una volta raggiunta la mia meta e senza saperne il perché..
Avevo molta paura nei tratti da percorrere a piedi da solo, non era una paura irragionevole ma motivata, alcuni ragazzi del mio quartiere sono scomparsi lassù anni prima e mai più ritrovati, si disse che erano stati divorati da tigri o leopardi, quando incontravo gente del posto mi tranquillizzavo anche perché non mancavano mai i loro sorrisi…
Quando la vegetazione lascia il posto a piante sempre più rade capisci che sei salito molto e quando pensi di non avercela fatta improvvisamente appare ai tuoi occhi uno scenario fantastico per il quale tutta quella fatica era stata ripagata.
Mai più nel mondo ho più veduto niente di simile.
Un posto di una bellezza indescrivibile, un immenso anfiteatro naturale, un terrazzo sul mondo e su jungle sconfinate a perdita d’occhio più sotto.
Capivo bene i racconti di Kipling e di Salgari che avevano descritto minuziosamente l’India e i suoi misteri.
Vidi guru che sembravano come dei santi, dei cristi, molti meditavano immobili come sassi in posizione loto con gli occhi semichiusi e uno sguardo enigmatico, di profonda conoscenza.
La sorgente dell’immenso Gange era lì, la bevvi, era fresca e pura e cristallina da quel rigagnolo d’acqua più a valle il fiume sacro dell’India sarebbe diventato immenso come un lago a scorrere lento verso l’oceano…e quanti cadaveri avevo visto galleggiare portati via dalla corrente…
Nessuno faceva caso a me che guardavo tutti con un interesse tipico di un bambino al suo primo giorno di scuola.
Devo dire che su alcuni volti era ben descritto il paradiso, alcuni emanavano bontà e serenità e ogni sguardo mi faceva ben comprendere che soltanto con la profonda meditazione avrei conseguito un risultato.
Un anziano guru a passi lenti si diresse verso me, la sua figura sembrava incarnare esattamente lo yoga, ben diritto sulla schiena, calmo nei gesti e nella parola, robusto malgrado i lunghi digiuni ai quali si sottopongono gli asceti, con capelli robusti come corde e una barba biblica, un insieme frutto di una disciplina e una astinenza impossibile ai più.
Mi guarda e mi dice in un perfetto inglese “ti aspettavo” e sfiora leggermente con il pollice il punto al centro tra le sopracciglia dove era situato anticamente il nostro terzo occhio quello dell’onniscienza, del sapere tutto, passato,presente, futuro.
Immediatamente, come sentendomi colpito da un fulmine per alcuni istanti il mio corpo è percorso da una corrente impressionante, una folgore che mi attraversa dalla testa e fuoriesce dai piedi.
E’ come se mi regalasse o mi restituisse anni e anni di profonda meditazione interiore, l’universo dentro di me si spalanca in un alchimia assurda!
Mi rivedo in innumerevoli vite passate, abbracciare migliaia di madri avute nel tempo, camminare piccolino migliaia di volte con un infinità di padri, una folla di fratelli e sorelle e solo in quel momento comprendo la frase evangelica del Cristo “chi è mio padre, chi è mia madre, chi è mio fratello, chi è mia sorella, tutti quanti sono stati e sono mio padre, mia madre, mio fratello, mia sorella.
Una infinita beatitudine si impadronisce del mio essere, un fiume di sensazioni interiori al quale il sesso appare come un paragone improponibile, inaccostabile,lungo la spina dorsale scorre un fiume di luce cristallina, azzurra,mi sembra di comprendere il tutto, che sembra facilmente spiegabile e legittimo che ci sia.
Quando riapro gli occhi, alcuni ragazzi americani e due italiani di Arezzo mi dicono che sono stato 3 giorni e tre notti immobile, ormai disperavano di vedermi muovere e avevano intenzione di caricarmi su un mulo e portarmi giù a valle…
Sto bene, sto bene, sto bene….ancora rapito riuscii a dire solo questo…
Ancora oggi la mia vita è motivata da quell’esperienza e mai più riuscirò a vivere senza l’apporto dello yoga nella vita…
Ormai è dimostrato scientificamente che la meditazione trascendentale rallenta la funzionalità degli organi, li riossigena e ringiovanisce le cellule del corpo umano, dona calma e pazienza, saggezza e lungimiranza e un equilibrio considerevole, fare yoga significa investire nel miglior modo possibile il proprio tempo a disposizione, potrete constatare personalmente le mie parole…
Loving, Bob