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Vorrei poterti dare il meglio, vorrei poter essere quel ragazzo forte e spregiudicato che sento agitarsi dentro fra i legami che lo tengono. Vorrei poterlo far vivere senza paure, farlo camminare verso di te sicuro e gioviale come farebbe lui, avvicinarti con garbo, salutarti, chiederti come stai e dirti che mi sei mancata, che devi sapere una cosa che non può più rimanere in sepolta... vorrei essere solo me stesso, non tirarmi più indietro. E mi domando perché ogni volta che esco fuori la solita chiusura rimango così ferito che torno sempre indietro. Perché mi fa sentire così in colpa essere me stesso? Non sono felice così, in questo involucro di goffaggine, di silenzi, di chiusura verso ciò che accade. Subisco molte più delusioni così che se avessi il coraggio di essere me stesso. Eppure non le sento, sono tagli su una pelle anestetizzata, che è come non mi appartenesse. Infatti quel che si vede, quel ragazzo timido e maldestro, non sono io. La vita scorre, i mesi passano, gli eventi mi passano accanto ed io mi lascio trascinare, senza fregarmene di ciò che sarà, di ciò che perdo. E’ come se dormissi, non sento nulla. Ma vorrei riprovare a prendere il governo, a vedere cosa accade se provo ancora ad essere me stesso. Adesso ne ho il motivo. Sei tu la ragione per cui potrei tirare fuori tutto il coraggio. Parlo di riprovare perché ho già provato più volte ad esserlo anche con te ed è andata male. La solita coltellata nella carne viva e mi sono ritirato stramazzante di pianto dietro una coltre nebbiosa. C'è ancora qualcosa da completare. Come si fa a non farsi male pur essendo se stessi, tanto più che la persona a cui ti riveli è la persona per cui decidi di osare tanto? Cosa potrebbe convincermi che questa volta sarà diverso? Ci provai a propormi, ti chiesi di andarci a prendere qualcosa e tu a rispondere tutta arrabbiata non solo che avevo dovuto farmi metaforicamente dieci Ave Maria e altrettanti scongiuri prima di chiamarti. Ci rimasi male tantissimo. E questa situazione si è riproposta altre volte uguale. Adesso hai voglia di dirmi che stavi solo temporeggiando che le delusioni rimangono lì. Sono rimasto dolente, affranto. Tu conosci bene me e quanto ci tengo, non puoi non averlo capito, ma di te non si è visto nulla di reale. Come mi convinco adesso a ritornare di nuovo fuori, ad essere me stesso? Ho sbagliato qualcosa? Una cosa l’avrò certamente sbagliata, ovvero quella di aspettarmi troppo da una donna che ha anche lei i fatti suoi a cui badare. A volte mi spavento ugualmente, mi sembra di essere capitato nel posto sbagliato e di essere rimasto intrappolato in un meccanismo perverso in cui chi più soffre alla fine sono sempre io che rimango vittima dei miei tentativi falliti. Come ci torno da te con tante delusioni e niente di reale?
Con tutto vorrei darti il meglio, solo il meglio, lasciarmi guidare dall’amore, fare ciò che esso mi detta. Vorrei essere il meglio di me perché è ciò che meriti. Non ci sarebbero ragioni per cui non dovrei essere da te, eppure questo vuoto di concretezza mi assilla, il silenzio delle azioni crea mostri terrorizzanti che alla più piccola azione di disappunto tornano a infierire sempre sullo stessa ferita. La prendo troppo sul serio forse. E allora cerco una certezza in più chiedendomi cosa devo fare adesso per non sbagliare, come posso proteggere il cuore dalle ferite. Devo saperlo al più presto perché perderti così senza aver fatto nulla sarebbe intollerabile.
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