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Dedica a cui stai rispondendo

Vorrei non aver imparato da voi due che vi chiamate “convenienze”,
vorrei non aver conosciuto la vergogna,
vorrei strappare e ridurre in pezzi quelle pagine scritte da quelle insidie in camicia che sottraggono libertà ad ogni consiglio, ogni regola, ogni giudizio… dato nelle migliori intenzioni di esercitare il loro controllo.
Mi avete invaso l’anima portandomi a credere che ciò che si deve è anche ciò che rende felici.
Mi avete reso una persona come voi, un infelice…
mi avete insegnato ciò che non si deve per non sbagliare,
e mi avete distolto da ciò che rende felici.
A me non va giù una vita così, non posso accettare di non essere in pieno
non riesco ad ammortire una parte di me per essere nel giusto
perché so che non è un’utopia la libertà…
voi ci riuscite, vi ritenete nel giusto e addirittura lamentate il fatto di non esserlo mai troppo. E dichiarate anche ai quattro venti quanto siete soddisfatti della vostra vita, una vita che non è vostra, una vita fatta della rinuncia a tanta parte di se stessi.
Non vi condanno se volete vivere così, in fondo sono affari vostri, condanno ciò che fate per imporre tutto questo a chi non ve lo chiede.
Non credete che non l’abbia sentito: mi preferite morto piuttosto che con lei, perché non volete problemi perché quella vergogna con cui mi avete contagiato è il tarlo che guida le vostre esistenze.
Come potrei rinunciare a lei,
ad uno di quei piccoli miracoli umani che non si sono fatti contagiare?
Ha tanto in più di tanti e nulla di così speciale se non il fatto di ricordarmi
che si può essere se stessi…
Non sono della vostra materia, ci morirò ubbidendo, perché scegliere senza creare è uguale a scegliere di non vivere.
Ed io ho scelto lei che ha il semplice grande dono di ricordarmi con la sua presenza ciò che più amo,
la bellezza dell’essere semplicemente umani, l’ebbrezza della libertà.
Ed ora proprio colei che avrei protetto come il mio diritto alla scelta
sta agonizzando per ciò che avete formato in me.
Mi avete impiantato quella malattia che voi chiamate santità ed io chiamo ipocrisia, la vostra,
perché a differenza di quello che fate voi che dite in un modo e fate il contrario, poi imponete agli altri che siano coerenti.
Giuro che non starò al vostro progetto di morte.
Essere felici non sempre equivale ad essere perfetti, ed io perfetto non voglio più esserlo.
Voglio diventare il peggior criminale, il peggior peccatore, il peggior ribelle,
e gettatemi contro le montagne che continuerò ad amare
lei …
nel mio giorno dovesse essere un giorno da leone.
Lei è l’imperfezione perfetta che vorrei raggiungere,
quell’ unicità fatta a misura di uomo,
che si mantiene immutata anche in mezzo a tanti modellini preconfezionati.
La mia fantasia vola lontano
anche se guarda fra le trame di una squallida gabbia
e mi condurrà via da lì dove il dolore e la gioia fanno entrambe piangere d’amore.