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Il mio senso del disgusto ha raggiunto vette impensabili. Mia suocera è diventata di una meschinità oscena e imbarazzante. Il mio compagno è sempre di cattivo umore per questa storia; sta facendo i conti con una strana e avversa realtà: la madre non è la persona che ha sempre creduto. Schiacciata sotto il peso della malattia, sta tirando fuori tutti gli anni di frustrazioni che si è trascinata dietro in nome della buona nominata in famiglia e fuori dalla famiglia. Il suo castello di fiducia e di bontà sta crollando come la cima di un iceberg bollente. E intanto le sue misere cattiverie si riversano su me e su suo figlio. Guai a toccare il figlio più piccolo. Un esempio? La domenica, in genere, non cuciniamo per la sera, prendiamo qualcosa fuori o ci arrangiamo. Ogni domenica era la domenica del kebab, per me, il mio ragazzo e mio cognato. Guarda caso, ad una settimana dallo screzio in cui mia suocera sosteneva che era delusa da me perché non ho la fissazione della casa pulita, oggi salta fuori che non si possono spendere sempre soldi per queste cose... Ma fino alla settimana scorsa, le patatine piacevano molto anche a lei. Tanto che ne faceva prendere due confezioni.
E io intanto esplodo di rabbia, pensando alla mia casa e alla mia famiglia. Un regno dell'amore incondizionato. Persino quando mio fratello stava attraversando il periodo più brutto della sua vita, nessuno ha mai osato la benchè minima cattiveria nei suoi confronti. Persino quando, preda della rabbia, schiantava le sedie sul pavimento. Con tanto amore e pazienza abbiamo rimesso a posto i cocci della sua vita, che stava perdendo il senso. E ora mi ritrovo qui, con questa specie di suocera cattiva e perfida che non nasconde il fatto che non siamo graditi in questa casa, solo perché si aspettava una nuora con una passione per le pulizie sviscerata. Ha già dimenticato i giorni passati a lavarle il seno, quando non poteva alzare il braccio dopo l'operazione. Le mattinate ad asciugarle i capelli, un mese passato senza cercare lavoro perché ritenevo più giusto stare a casa con lei ed aiutarla. Ha dimenticato tutto questa falsa madre.
E se fuori da questa stanza faccio in modo che tutti vedano il mio sorriso, dentro sto implodendo fino a consumarmi. La notte mi rigiro nel letto costringendomi ad avere fiducia nella pazienza. Fra due giorni avrò un colloquio per un lavoro che potrebbe finalmente dare una svolta a questa storia.
Il fatto di non poter tornare all'istante a casa mia, mi annienta, ma io non sono str*nza, non privo una madre di suo figlio, soprattutto adesso che sta male e che ha bisogno di aiuto. Non sarò la nuora tacciata di egoismo che si è portata lontano il figlio nel momento del bisogno. No, io rimango qui, vicino al mio compagno. Costringendolo a recuperare un rapporto con sua madre, perché i legami di sangue sono più forti. Non lo metterò nelle condizioni di sentirsi in colpa per aver lasciato la madre, anche se adesso non è piacevole stare con lei. Io rimango qui, con lui, e mi prendo quello che mi spetta. In silenzio.
Mia dolce calabria, quanto mi manchi.
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