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Se veramente avete coraggio e un cuore forte, leggete questo post perché è vero, maledettamente tutto vero... Anno domini 2006, dicembre:-”La vera morte di Bob”.L’altro ieri.
Non avrei mai immaginato di vagare di notte per la gelida città. Anna, l’amore della mia vita, mi aveva lasciato. “Non posso amarti più, voglio essere felice” concluse il nostro rapporto con le lacrime agli occhi. Nel mio cuore si scatenò una tempesta incontenibile, e mi affidai alle risorse interiori per non barcollare. Non si possono ferire a bruciapelo i sentimenti, pensai. Un’atrocità che non dovrebbe nemmeno esistere. “Perché?” le chiedo, ritrovando un filo di voce. “Non chiedermelo, ti prego. Piuttosto sii sereno. Soffrirei ancora di più se tu non lo fossi” aggiunge senza ulteriori spiegazioni. “Possiamo chiamare un taxi, per favore?” “Si.” Lo chiamò lei. Un attimo dopo sono nell’ascensore e scendo lentamente dal settimo piano. Ebbi la sensazione di essere sopra una nuvola che vagava nel cielo grigio, perché ero grigio dentro. Un ultimo sguardo verso la sua finestra illuminata e lei era lì, come un’ombra dietro i vetri. Mi salutò agitando la mano per l’ultima volta. Il taxi era oltre il cancello d’ingresso. Avevo gli occhi offuscati. “Ha chiamato lei?” sentii la voce del tassista che facevo fatica a vedere. “Farnese 41?” precisai meccanicamente. “Si.” Alla stazione centrale” indicai arrotolandomi in un angolo del sedile posteriore.Non pensavo a nulla. Avvertivo delle fitte al costato e non avevo tempo per pensare. Temevo il peggio. Perché soffrivo? Per una donna che non voleva amarmi più. L’amore, l’amore, l’amore. Ti esalta, ti umilia, ti sublima, ti annienta. Che tipo di amore era stato il nostro mi domandai in un momento di luce. Non fui capace di darmi la risposta. Scesi dal taxi e raggiunsi il capolinea del 60. Appena l’autobus si mosse sbandai. Sembravo un fuscello in balia del vento. Portavo istintivamente le braccia al petto per frenare gli spasmi che mi sconquassavano la mente e cercavo un appiglio per reggermi. Mi dimenavo e sobbalzavo sulle ruote posteriori dell’autobus imboccando Via Cavour. Un uomo di colore mi osservava attentamente. Mi tese la mano, mi aiutò a sedere. La strada era lunga, dovevo raggiungere casa e superare la botta. Ero seduto in fondo all’autobus e non mi ero accorto che avevo anche pianto. Asciugai il viso, dopo respirai profondamente e trattenni il respiro come mi aveva suggerito il medico di famiglia. Egli era a 650 chilometri di distanza, io potevo solo mettere in pratica le sue raccomandazioni…
Requiem di Roberto :-Il gelo nel cuore.Ieri.
Il turbinio della mia psiche mi concede una tregua, mi guardo attorno e convengo che sono ancora in questo mondo, circondato, anche se pochi, da esseri meravigliosi. “Anche lei piange?” mi fà notare una ragazza seduta sulla mia sinistra. “Forse” le rispondo “Allora siamo in due, questa sera” aggiunge. Il suo volto inondato di lacrime. Neanche la pioggia lo avrebbe conciato così. I suoi occhi mostruosamente devastati dal rimmel. Sembrano due buchi di una tana mostruosa. E’ molto giovane, ha il diritto di piangere. Io, forse no, che ho superato trent’anni. “Perché piange?” le chiedo. “Così” risponde scuotendo il capo. “Mi scusi, non avrei dovuto chiederlo.” “Lei perché piange?”. “Ho scoperto che anche il grande amore è una fregatura. Chi ci crede soffre e non può fare altro che piangere” le svelo. La ragazza mi fissa e smette di piangere. Rovista nella borsetta e tira fuori dei fazzolettini di carta. “Le avrei asciugate io quelle lacrime. Alla sua età si deve gioire” accenno con un sorriso. “L’avrebbe fatto sul serio?” si sorprende. “Certamente. Potrei essere il suo angelo custode.” “E’ sposato?” “Stavo correndo questo rischio. E’ finito tutto.” “La sua ragazza l’ha lasciata?” “ Si.” “Non la meritava.” “Può dirmi perché piangeva?” “Ho litigato con il mio ragazzo.” “Merita le sue lacrime?” “Non lo so.” “Gli vuole bene?” “Si.” “Allora un rimedio c’è sempre.” “Non credo.” “Perché?” “L’ho sorpreso con una nuova ragazza.” “E’ bella come lei?” “No.” “Non deve arrendersi.” “Non c’è speranza.” “Non sii pessimista. Intanto torni a casa, domani sarà un altro giorno.” “Non torno a casa.” “Dove intende andare?” “Da qualche parte.” “Non è una risposta.” “Dove vanno le persone deluse.” “Non conosco quel posto. Io anche sono deluso, ma torno a casa. Non mi aspetta nessuno. Sarà dura trascorrere la notte, ma sopravvivrò.” “Un angolo nascosto qualunque, dove ci si buca in pace. La notte sarà splendida, ci saranno altri amici.” “Perché lo fa?” “Per lui, per il mio ragazzo. Gliel’ho detto!” “E se telefonassimo a casa annunciando che sta rientrando per non farli preoccupare?” “Telefonare a casa! Di me non si fila nessuno. Mio padre è andato via di casa dieci anni fa, mia madre ha le sue amicizie. Io avevo un ragazzo, ora non ce l’ho più.” “Chi le procura la roba?” “Il mio ragazzo.” “Io non l’avrei fatto.” “Perché?” “Per amore… per non vederla piangere.” “Non si è mai bucato in vita sua?” “No.” Al capolinea scendiamo e sediamo sulle scale di una chiesa. La porta piccola é aperta e nell’interno c’é una pace straordinaria. “Che facciamo?” chiede lei. “Io una prospettiva ce l’ho.” “Quale?” “Pregare, ringraziare Dio per la vita che ci ha dato e uscire da qui con l’impegno di rispettarla.” “Non mi lasci sola, la prego!” implora. “Perché dovrei? Io e lei abbiamo un dannato bisogno di essere solidali, però dobbiamo smettere di piangere e guardare avanti con speranza.”
Ma lei con questi occhi trasparenti sembra uscito dal nulla, non ho nessuna paura di lei, non mi é mai successo di avere fiducia totale in uno sconosciuto, come ti chiami?
Mi chiamo Roberto ma per tutti sono Bob, Auanagana Bob
Come? Che strano nome, bizzarro, che faccia che hai, mi sembra di conoscerti da sempre...
Si lo so, me lo dicono tutti...
Ma come é possibile che non mi incuti timore?
Perché a volte emano onde di pace e di Amore grazie alla mia aurea indaco...ma per me stesso non posso fare nulla….
Posso diventare tua amica...
Già lo sei, ma vieni in chiesa, prega e quando esci getta via quella robaccia, per sempre…
Ma tu sei un angelo?
Si, forse, ma anche gli angeli soffrono perché possono essere abbandonati da un umano...
Perché gli umani come sono?
Non sono come noi...noi amiamo per sempre, sempre anche quando stiamo male!!!
Come mai non penso più al mio ragazzo ?
Ma chi sei... potrò rivederti?
Forse... dipende da te non da me...
Ho capito ti fai capire bene….. anche senza parlare... le espressioni del tuo viso sono parole….
Devo andare, forse un giorno ti incontrerò di nuovo, spero di non vedere più quei lividi viola sulle tue braccia…..coraggio….
Grazie, Bob…..arrivederci a presto….
Bye….
Di nuovo solo con la mia disperazione, crollo dietro un vicolo sulle ginocchia….le mie gambe cedono…il gelo mi impedisce di pensare, quello dentro di me ancora più intenso, alla mia disperazione si è aggiunta quella di quel fragile angelo decaduto…provo una stanchezza infinita,
Un brivido intenso di ghiaccio mi tocca con un dito invisibile la schiena, la morte mi è appena passata accanto, accenna un saluto di disappunto, per lei do troppa importanza agli umani, non faccio come lei….ha come al solito una lunga lista tra le mani……
La disperazione mi sale in gola, il cuore pulsa forte….lei non mi ama più, per quale motivo devo vivere?
Non ho più un punto di riferimento,…….Gesù, dove sei….la nebbia confonde la mia anima, facce truci mi passano accanto indifferenti…non sono degno nemmeno di essere rapinato…il gelo morde il mio essere, non respiro bene…quando cadi Gesù aiuta a rialzarti, si dice, che dolore nel mio cuore, non comprendo più se sogno o è realtà….dentro l’anima, Gesù non lasciarmi solo, non lasciarci soli….no.soli no….scivolo via sulle mie lacrime…cado a terra come fulminato, con il petto per terra, l’asfalto gelido e sporco più di quanto si possa pensare, il mio cuore è impazzito ha ritmi mai sentiti, non c’è più nessuno, sento che il mio essere stà abbandonando questo corpo che è come un involucro, la farfalla che abbandona la crisalide…ho un flash-back formidabile, io da bimbo con l’amichetta del cuore, il nostro prato dei giochi seminato a grano quell’anno, le sue carezze e le nostre eterne promesse d’amore, in quel caldo fine giugno bello come un sogno….la mia super-coscienza assorbita in anni di yoga mi avvisa che quei dejà-vù si vivono solo mentre si stà morendo, come in un dvd video-audio si rivivono tutti gli istanti vissuti nella vita, sorrido….in fondo stò morendo per amore….sò che il mio angelo custode in questi momenti stà pregando l’Infinito per la mia anima…..e in quell’istante una mano forte, antica,risoluta mi solleva….un uomo stupendo con una lunga casacca grigia mi solleva, ha barba e capelli lunghi, due occhi immensi e grandi, mai visto occhi così affascinanti, mi abbraccia, mi stringe forte a sé e mi dice “quella ragazza è spirata poco fa con una siringa nel braccio, pensava a te con un sorriso….,ha pregato in quella chiesa per te, e tu per lei….Roberto servi ancora a questo mondo….
Un grande bagliore di luce e io che non vorrei più tornare indietro….restare a fianco a quell’uomo, intuisco chi ….
Incredibilmente sono presto a casa, mi conforta un calore strano nel cuore…..é il sorriso perduto di quella ragazza……nevicano fiocchi di Pace come il pallore di lei come neve….l’altro volto della Luna, della donna………….e muoio ancora una volta…pensando a lei! A chi…?
La rinascita:-Oggi.
Mai provata una serenità d’animo così lunga nella mia vita, prego affinché continui questo stato d’animo ….
A tutti voi, il mio piacere e il mio dovere sono racchiusi in un bocciolo di rosa e dopo averlo offerto alla Divina madre, lo dono a voi.
E’ il mio dono di Natale a tutti voi.
Sarò come sempre solo…se si può mai restare soli…
Loving, Bob