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Eravamo amiche, almeno?. Allora lo eravamo.
Ricordo ancora i suoi sorrisi, la sua emotività, la sua timidezza che le faceva arrossire le guance di un candido rosa, la sua fragilità ma allo stesso tempo la sua convinzione nel voler fare ciò che più le piaceva. Ma quello che più amavo di lei era la sua voglia di sognare e di essere sempre ottimisti. Erano i momenti più belli della mia vita; stare con lei per me era come stare in paradiso. Era la persona che avevo cercato in tutta la mia vita e senza accorgermene me la trovai davanti un giorno, senza sapere neanche chi fosse. Ricordo che avevo dodici anni quando la guardai la prima volta negli occhi, frequentavo la scuola media di Firenze. Non mi trovavo bene in classe o almeno, le mie compagne mi consideravano una ?diversa?, non mi piaceva vestire con gonnelline svolazzanti perché mi davano noia, e odiavo truccarmi. Ma queste erano le cause per le quali loro mi emarginavano dal gruppo, non mi consideravano una donna. In compenso però avevo i maschietti, loro affermavano sempre ed in qualunque occasione che ero speciale ed unica (per loro ero come un fratello) Certo queste cose avrebbe potuto dare a noia a chiunque però me non importava un granché; anche se di sicuro avrei preferito avere qualche amica, qualcuno cui confidare le mie paure, i miei pensieri, i miei più intimi segreti. Volevo confrontarmi con una persona fidata, volevo ascoltare e risolvere in qualche modo le sue incertezze ed in fin dei conti ora che ci penso non chiedevo tanto. Ricordo che era una giornata di febbraio, il sole riscaldava tutto il giardino e le mattonelle della scuola luccicavano dal bagliore. Ero fuori e la luce era così forte che a malapena riuscivo a tenere gli occhi completamente aperti. Il tiepido calore mi stava riscaldando tutto il corpo. Ancora ora rivivo quel momento e dopo due anni provo sempre le solite emozioni. Mi trovavo lì, all?entrata della scuola perché avevo lezione di pomeriggio, ed intanto osservavo una classe che si allenava a pallavolo. Avevano scelto proprio una giornata eccezionale per giocare, pensavo mentre un fresco venticello accarezzava il viso un po? arrossato per il lieve caldo. Ad un certo punto tutta la mia contemplazione verso quella giornata fu interrotta: la palla di pallavolo mi colpì alla pancia. Subito vidi correre verso di me una ragazza con capelli biondo oro mossi dal vento che li facevano sembrare quasi angelici, una ragazza normale. A me sembrava diversa dal gruppo e mi colpì subito, al cuore. Si scusò subito, anche se non era stata lei a lanciare la palla. Credo che se fosse stata un'altra persona senza pensarci l?avrei insultata ma lei mi sembrò così speciale che mi fece cambiare idea. Mentre la rassicuravo che stavo bene la guardai fissa negli occhi: erano di un blu immenso, splendidi certo ma esprimevano tanta solitudine. Intanto la campanella dell?inizio delle lezioni era suonata e cos? dovetti entrare in classe ma, non smisi di pensare a quel piacevole incontro, credendo di non poterla più rivedere. Ma come ho imparato tempo dopo da lei: mai aspettarsi il peggio dal destino, bisogna essere ottimisti. Dopo solo una settimana infatti, mentre mi incamminavo a piedi verso casa dopo la scuola la vidi, davanti a me. Ma cosa ci faceva nel mio quartiere?. Aumentai il passo solo per andarle dietro e la salutai. Lei si ricordò subito di me e ricambiò, ma credo che si stesse vergognando ?Doveva essere proprio timida, il contrario di me, ma tuttavia apprezzavo quella qualità. Fu la prima persona che riuscì a mettermi in imbarazzo, in quel momento tutto quello che nei giorni prima avevo pensato di dirle ?fuggì? dalla mia testa e quindi dovetti iniziare la conversazione con i soliti commenti sulla giornata: infatti, il cielo era coperto da enormi e gonfi nuvolosi pieni di acqua, se avesse iniziato a piovere, avrebbe continuato per giorni interi. Lei mi fece un sorriso e mi disse che non avrebbe potuto piovere per sempre? Durante quella passeggiata ci conoscemmo meglio, lei aveva la mia stessa età, si era trasferita a Firenze da poco, prima era vissuta a Lecce. Quando l?avevo vista per la prima volta non stava giocando a pallavolo ma faceva la raccattapalle perché le sue compagne non la consideravano. Per cercare di confortarla, le ricordai che la primavera era finalmente iniziata e quindi poteva iniziare ad allenarsi. Intanto era arrivata sfortunatamente a casa ma, notai che era poco distante dalla mia. Come ero contenta, finalmente avevo trovato qualcuno simile a me?. subito le dissi la scoperta ed anche lei mi sembrò molto felice della notizia, ma era il tempo di lasciarci così mi fece uno dei suoi soliti sorrisi, mi salutò ed entrò in casa.
Ecco, proprio da quel momento divenimmo inseparabili.
La mattina andavamo verso scuola insieme e a ricreazione stavo con lei. Il pomeriggio svolgevamo i compiti e poi, insieme, a parlare di tutto. Quando litigavo con i miei genitori, uscivo di casa, mi arrampicavo sul suo albero ed entravo in camera sua così che potesse consolarmi ed io facevo lo stesso con lei quando ne aveva bisogno. Ma erano più le volte che lei mi asciugava le lacrime che io la potessi consolare, eravamo due persone con caratteri opposti ma complementari e allo stesso tempo anche una cosa unica ed indivisibile. Ero cambiata, molto cambiata e non me ne accorgevo solo io ma anche chi mi stava intorno Diventai più ottimista, solare,riflessiva ed anche più sognatrice. Anche se rimasi abbastanza realista non accantonavo i sogni, anzi?divennero parte della mia vita. Ma soprattutto, la cosa più importante, era che avevo lei, la persona più importante della mia vita. Era lei che mi faceva sprizzare vitalità ed allegria da tutti i pori e di certo non avrei mai pensato che tutto potesse cambiare.
Era ottobre, la scuola iniziata di nuovo, ed io e lei eravamo ancora più unite di prima, l?estate ci aveva legato ancora di più. Tutte le nostre compagne di classe erano invidiose dell?amicizia che si era instaurata fra noi due. Solo alla fine del mese notai che qualcosa era cambiato tra di noi ma soprattutto in lei, non era più come all?inizio. Ma mi assicurava che mi stavo sbagliando perché mi voleva bene come prima, anzi, forse anche di più. Invece mi sembrava diversa? di pomeriggio raramente, la trovavo a casa e lei non mi disse mai il perchè. Comunque a me bastava che fosse contenta, la mia vita poteva passare anche in secondo piano. Solo un giorno mi resi conto che era davvero cambiata. Eravamo nell?atrio della scuola, durante la ricreazione, lei come sempre era accanto a me. Per sbaglio un ragazzo venne spinto addosso a lei. Subito pensai che lei non avrebbe reagito a quello scherzo ma? il suo comportamento mi stupì? Gli disse che se non stava più attento la prossima volta gli avrebbe tirato un pugno?Io la guardai subito e capii che non era più lei, in quel momento non era più la mia amica di sempre, stava ridendo come se quello che aveva detto non significasse niente. Ero sconvolta per questo e penso che lei lo capì perché subito si giustificò sostenendo che era solo stato uno scherzo. Ci passai sopra, volevo credere che non potesse più succedere ma la cosa si ripeté molte altre volte?stava diventando sempre più aggressiva con gli altri. Ma nei miei confronti era sempre la solita dolce e inconfondibile amica dell?anno prima. Spesso la sera usciva con un gruppo di ragazzi più grandi di lei, avevano quattro anni in più e così il tempo per stare insieme diluiva maggiormente?. Provai a parlarne con lei ma mi disse che con loro si divertiva, non come quando stava con me certo, ma questi ragazzi le stavano simpatici. Così non rinunciò a questo divertimento. Io ne ero molto dispiaciuta ma non glielo dissi, avevo paura di ferirla in qualche modo e non le confidai neanche la mia opinione negativa sul suo nuovo comportamento. Solo ora ho capito che sbagliai anche io.
Tempo dopo alcune compagne di scuola mi dissero che una sera videro la mia migliore amica attaccata ad una bottiglia di birra insieme ai ragazzi con cui andava in giro la notte ?. Rimasi scioccata da ciò, il primo pensiero che mi frullò per la testa fu che quella non poteva essere LEI?. o almeno?non poteva essere nel suo vero carattere ?. Mi ci volle un po? per decidere di parlarle ma un pomeriggio che era a casa, presi coraggio e andai a farla riflettere. Lei subito si giustificò che beveva poco, solo una bottiglia di birra.. Le dissi che mi sembrava proprio esagerato, e lei non mi guardò neanche, abbassò lo sguardo e ci fu un attimo di silenzio. Dopo andò in bagno, ed io senza neanche riflettere scappai, corsi a casa mia, nella mia camera ed iniziai a piangere. Avevo paura della verità?. Quella fu la prima volta che piansi senza il conforto della mia migliore amica. Mi sentivo sola, sperduta, in quel mondo che nascondeva cose tanto orribili. Ad un certo punto si aprì la porta, era lei e stava piangendo. Si sedette sul mio letto, accanto a me, ma io non riuscii nemmeno a guardarla. Mi confessò che era iniziato tutto come uno scherzo, non era riuscita a rifiutare la proposta di quei suoi amici, per lei tanto importanti quasi quanto me. Voleva farsi vedere brava ma poi questa prova di coraggio non riuscì a farla terminare e giorno dopo giorno doveva bere sempre di più, ne era diventata dipendente. Mi disse però che il suo bene per me non sarebbe mai cambiato ma che dovevo lasciarla stare se tenevo davvero a lei. Le gridai, piangendo, di andarsene da casa e lei obbedì?Non pensavo neanche che in quel momento tutto??. sarebbe cambiato?Lei corse fuori ed entrò in una automobile, quella degli incoscienti dei ragazzi con cui stava di sera. Decisi di non pensare a ciò che era accaduto.. Decisi di non pensare a ciò che era accaduto ed andai a letto presto, con le lacrime agli occhi, e con una domanda che risuonava nella mia mente: Avevo perso la mia migliore amica?
Ma quella sera scoppiò l?inferno?quella telefonata che mi svegliò di soprassalto nel mezzo della notte?. i suoi genitori mi dissero che era all?ospedale? che stava male?che era in fin di vita?una macchina l? aveva investita mentre era ubriaca in mezzo alla strada.
Corsi a più non posso senza neanche svegliare i miei genitori?. l?ospedale era vicino? mentre correvo piangevo?. era solo colpa mia, solo colpa mia?. Ma finalmente arrivai, e per me quello fu l?inizio della tragedia. Ero nel corridoio quando mi dissero che non c?era più niente da fare?l?incidente era stato mortale?Decisi di farmi vedere forte, non volevo farle capire la mia disperazione.. mi dovevo trattenere. Entrai nella sua camera deserta e lei era lì, stesa sul letto, immobile e pallida. Quando si accorse di me incontrai i suoi bellissimi occhi e mi ricordai la prima volta che i nostri sguardi si incrociarono. Non ce la feci a trattenermi ?iniziai a piangere disperatamente, mentre lei mi accarezzava i capelli affettuosamente.. Io mi stesi accanto a lei e le strinsi forte la mano. Mi disse:
-Non ho avuto il coraggio di dire di no alla mia voglia di bere, sono stata un?ingenua, ma non voglio che tu ti senta in colpa. Insieme a te ho vissuto in un anno tutto quello che avrei voluto avere in tutta la mia vita. Sei stata fantastica?e ricordati che bisogna sempre essere ottimisti?non si sa mai cosa il destino possa regalare? ho bisogno però di sapere la cosa fondamentale?Non devi sentirti in colpa per quello che è successo?Promettimi quest?ultima cosa?.-
Con il viso e gli occhi pieni di lacrime la guardai, gli accennai un sì e poi riuscii a dirgli solo che lei sarebbe rimasta la mia migliore amica per sempre, per tutta la vita.
Mi asciugò con le sue mani fredde le lacrime e mi disse affannosamente che solo lei poteva promettere che mi avrebbe voluto per sempre bene?. io avevo tutta la vita davanti. Ma lei lo sapeva, sapeva che per me lei sarebbe restata sempre nei miei ricordi come la persona più importante?
-Che tempo fa oggi?-
Che domanda sciocca?Stava per morire e la condizione del tempo non avrebbe certo cambiato la situazione... .
-E? una brutta giornata, ci sono dei nuvoloni neri in cielo, pieni d?acqua?se si ?svuotano?, ?cascherà? il mondo?.-Gli risposi-?.
-Ricordati che non può piovere per sempre, Marta
E detto questo si addormentò. Per sempre... era come se fosse morta una parte di me.. mi chiedevo perché il destino mi avesse riservato una cosa tanto brutta.. Ero arrabbiata per non esserle stata vicina l?ultimo mese della sua vita, ero arrabbiata con lei per avermi abbandonata. Che senso aveva la mia vita senza? La guardai l?ultima volta, e capii di non averla mai persa. Le avrei voluto per sempre bene ed anche per lei sarebbe stata la stessa cosa?. Mi sembrava di vedere un angelo, quei capelli color oro, sciolti, sul letto. Mi aveva lasciato nello stesso modo in cui ci eravamo conosciute, la stessa frase?
Le diedi un bacio sulla fronte e restai lì. Certo: lei aveva sbagliato, non aveva avuto il coraggio di dire di no, ma anche io dovevo assumermi le mie colpe. Non avevo avuto il coraggio di dire di no, di fermare la mia migliore amica. Tutti pensano che il coraggio di rifiutare sia solo nei confronti della droga, dell?alcol, del fumo ma il vero coraggio sta anche nel riuscire a far capire un errore alla propria amica e a combattere per una giusta causa senza farsi frenare dall?amicizia, dell?amore e dalla paura di potere sbagliare. Uscii dalla sua camera e stavo ancora piangendo, avrei potuto salvarla. Andai nel giardino dell?ospedale ancora più disperata di prima.. Il cielo grigio mi imprimeva ancora più malinconia ma, invece un raggio di sole mi riscaldò il viso. Erika aveva ragione : non può piovere per sempre