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Dedica a cui stai rispondendo

Ri-eccomi qui a scrivere dopo un po’ di tempo. Ho scritto diverse cose su questo sito in un momento di grande fragilità emotiva, pensieri liberi, sfoghi dettati da una forte sensazione di solitudine e frustrazione. Ero immerso dentro ad un turbine di ansia, malinconia, tristezza e senso di abbandono. Non c’è niente che ammala, avvelena, graffia l’anima più della delusione. Quella speranza tradita, quel sogno svanito riposto in una persona, in un sentimento come l’amore. Mi è capitato di leggere tante dediche e mi accorgo che queste sensazioni non sono poi così strane. Alla fine siamo tutti uguali, vogliamo le stesse cose, proviamo le stesse emozioni. Siamo tutti connessi. Non sono un ragazzino, ho un’età che mi dovrebbe consentire di affrontare le situazioni della vita con uno spirito razionale e molto pratico. Ma l’amore sfugge spesso ad ogni regola e ci porta inevitabilmente ad essere fragili e confusi. Senti che addosso hai qualcosa di estremamente vischioso, sfuggente, indomabile. La mente vacilla, ti senti perso, svuotato. Qualcosa dentro si è spezzato e nulla sembra più interessante. Tu non ti senti più tale. Semplicemente TU non sei più TU. Smarrito, confuso, depresso. Sei invaso da un sentimento di radicale disorientamento. Un sentimento straziante, sfibrante, assoluto. Scrivere è stato per me una importante valvola di sfogo. Scrivere pubblicamente era come condividere un dolore. Ridurlo, rimpicciolirlo. C’era stato un abbandono. Doloroso. Poi una serie di riavvicinamenti. Poi altri distacchi ed ancora ravvicinamenti. Infine la richiesta di restare comunque vicini. Non perdersi. Ma non è facile restare vicino ad una persona che non ti ama. Soprattutto se la persona non è sincera, non rispetta i tuoi sentimenti, non riconosce il tuo sforzo. Quando ti accorgi che sei solo un aiuto nel momento di bisogno. Niente più. Quando ti rendi conto che non c’è nulla se non quel tornaconto per la persona amata. Resti lì a contare i giorni per poterla rivedere, nella speranza che possa dirti finalmente quelle parole che tanto suonavano dolci dalle sue labbra. Invece…
Lei era il mio dolore più forte. Il dolore più bello.
Ci si può innamorare del dolore? Si può barattare l’amore con la sofferenza? Sì, si può fare, e può sembrare bello. Molto.
Mi domando spesso cosa ci spinge a tal punto da donarci alle fauci della tristezza. Con una ostinata abnegazione ci immoliamo sull’altare di un sentimento trasformato, innaturale, pericoloso. Arriviamo al punto di idealizzare la persona che amiamo e quel sentimento che portiamo dentro e che nonostante tutto vogliamo regalagli. Anche se non ci sono più i presupposti, anche se sappiamo che non merita tale attenzione. Offriamo il meglio di noi, le nostre pietre preziose in modo per nulla saggio. Veneriamo quel dolore, perché è il modo con cui restiamo legati alla persona amata. Ci convinciamo che è meglio di niente. Che in fondo è pur sempre qualcosa. Ci insegnano che amare significa donare senza chiedere nulla in cambio. Ci insegnano che non esiste niente più romantico ed eroico che morire per amore. Darsi senza riserva, senza pretendere nulla…dare. Amare significa anche soffrire certo. Ma quale amore può chiederti così tanto? Una donazione totale, assoluta. Riversarsi completamente nell’altro. Annullarsi per diventare una cosa sola. Anteporre ogni forma di SE’ per concorrere, fluire come un fiume nella persona amata. Immergersi nell’Altro, per modellare qualcosa di nuovo, in cui ogni tuo pensiero, ogni concezione che avevi della tua vita varia completamente. Tutto diventa diverso e TU diventi NOI. Incominci a pensare, agire, muoverti in modo diverso. Un sentimento talmente potente e portentoso, da mutarci, trasfigurarci, cambiare completamente il nostro modo di percepire la realtà. Meraviglia delle meraviglie. Eppure qualcosa si disfa se questo confluire non è voluto da entrambi. Tutti, qui, patiscono la mancata realizzazione di un tale straordinario miracolo. Quella trasformazione dell’Essere. Se ciò fosse accaduto, se i nostri amati avessero contenuto quel che noi riversavamo in loro, oggi noi non avremmo avuto proprio nulla di doloroso da raccontare, scrivere. Nulla di doloroso da dover sopportare. Ed ecco che quell’amore che chiede il sacrificio, mi sembra sempre più divino e sempre meno umano. Un amore che solo un dio può avere. Un amore che permette un sacrificio così grande non è reale. E’ giusto, quindi, rispettare l’Amore come manifestazione dell’Essere. Rispettarlo significa rispettare sé stessi. Perché non esiste amore che non si nutre d’amore. Perché l’amore è gratuito e non può portare nessuna sofferenza. La sofferenza nasce dalla mancata corrispondenza d’amore.
Nella mia esperienza, dopo parecchie umiliazioni, Lei, la mia ex, si ripresentò, dicendomi di star male, che aveva bisogno di me, io tornai. Contro ogni consiglio, da vero Cavaliere Senza Macchia, mi precipitai in suo soccorso. Avrei dovuto resistere, poiché non era piacevole gestire quella sua sofferenza che mi stavo auto infliggendo nuovamente. Caricarla silenzioso sulle mie spalle. Sapere che non c’era sincerità, e che tutto era mascherato dietro una serie di bugie mi faceva male.
Cavalieri e dame, senza macchia e senza paura, sempre pronti a soccorrere, a dare, a credere, a giustificare, a perdonare…
La verità è che non siamo che uomini e donne con una gran voglia di essere amati. Fragili ed impauriti. Allora non possiamo fare altro che scacciare quei pensieri che ostinatamente ci giungono senza controllo. Nelle ore più inaspettate, sotto forma del viso dell’amata. Quella struggente malinconia, quella nostalgia feroce di quegli attimi di infinita dolcezza passati con lei. Ricordi che devono rimanere tali. Riconosciuto che non c’è un futuro, non dobbiamo fare altro che lasciare che questo sentimento lentamente muoia. Quel che deve finire, è bene che finisca. Un amore non corrisposto attiene di più agli dei che agli uomini. Lasciamolo che si spenga. Che si estingui la fiamma. Accettiamo che svanisca per sempre e con esso la sofferenza attraverso cui noi, ostinatamente, continuiamo a nutrirlo. Lasciamolo andare. Ecco…non c’è più.

Grazie di cuore a tutti coloro che con tanta pazienza sono giunti sino a qui nella lettura. Grazie davvero. Un abbraccio a tutti voi.