A quanti occhi ho detto No perché non erano i tuoi occhi, a quante labbra ho detto No perché non erano le tue labbra, quante vertebre non ho contato scendendo con l’indice perché non erano le tue vertebre. Quante cose mi sono proibito pensando “Ora torna”, pensando che forse ti eri sbagliato, che almeno un po’ ancora ti mancavo, io qui che per settimane ho preferito sentirti distaccato e assente, piuttosto che non sentirti affatto. Ogni sera dicevo “Ora mi scrive che gli manco” ed ogni sera ho preso il telefono scrivendo “Mi manchi” ma poi non lo inviavo mai. Un po’ per orgoglio, un po’ per paura di saperti tra braccia che non sono le mie, un po’ perché una volta ho letto un articolo che sconsigliava di scrivere messaggi dopo una certa ora: il giorno dopo ce ne saremmo pentiti. E invece guardami qui, tra le mani la voglia di scriverti e poi non farlo mai: il giorno dopo mi manchi uguale e mi pento di non averlo fatto, di non averti scritto. Vorrei non pentirmi, vorrei non mi mancassi così tanto, vorrei che gli occhi di tutti non mi ricordassero i tuoi, che le loro labbra non fossero identiche alle tue, vorrei che le loro vertebre fossero sovrannumerarie e mai del tuo stesso numero. Vorrei fossi speciale e insulso, vorrei poter dire “Non mi meritava” e invece penso che ci meritassimo entrambi, che forse avremmo potuto impegnarci un po’ di più perché tutto questo fiore non andasse sciupato. Perché l’amore richiede attenzioni, amore mio, e ci si fa male con poco. E ci si fa male sempre, è vero, ma se da soli ci si rialza, in due si spicca il volo. E chi lo sa se anche noi abbiamo mai spiccato il volo, se siamo stati aquile a sorvolare e proteggere o solo zanzare da balzi corti e distorti. Perché da quando io e te, sì, insomma, da quando io e te non siamo più io e te, io le zanzare non so ucciderle più. Perché io conservo tutto, e conservo anche te.