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Dedica a cui stai rispondendo

Questa è una dedica che faccio a me stessa e a tutte quelle come me.
Andrea è via per lavoro da un mese, tra due settimane ritornerà. Mi chiama tre volte al giorno e non so da dove prenda quella forza di scherzare e farmi divertire anche dopo 17 ore di lavoro. È un cuoco e mia sorella dice che non avrei potuto desiderare un ragazzo migliore. Andrea è fuori dal comune. Ha una mimica facciale sorprendente, è intelligente, forse troppo, ed è empatico. È questo che mi ha fatto innamorare di lui, il fatto che capisse il mio dolore quando eravamo ancora mezzi sconosciuti. Lui era lì il sabato sera nella nostra creek di amici in comune e mi guardava. Ma a me non mi importava più di tanto di lui. Poi una sera mi prese, mi abbracciò, mi baciò le guance, uno, due, tre, forse quattordici baci. Mi sfiorò il corpo con le mani, mi prese dappertutto ed io mi sentii oltraggiata, umiliata da quei tocchi, spo**a, colpevole, violentata psicologicamente. Ma lo perdonai perché quella sera era solo un po' brillo. Il giorno dopo mi chiese di uscire, ma con una scusa rifiutai e la volta dopo ancora. Finché una sera, al ristorante, mi chiese di sedermi accanto a lui. Accettai. Fu dolce, protettivo, affettuoso. Mi fa sentire qualcuno, come se davvero valessi tanto. Ma non mi sono mai innamorata. Iniziai a non provare più indifferenza nei suoi confronti dopo quasi un anno. Fu da quel momento che ebbi la sensazione di non sapere più respirare senza i suoi abbracci e i suoi baci sul viso. Mi sono innamorata da quando è andato su per lavoro. Da quando non lo vedo più, da quando mi prende un dolore alla pancia quando leggo il suo nome sul cellulare che vibra. Da quando lo vorrei ancora con me la sera. Ma Andrea non è il mio fidanzato, non è mio marito, non è il mio ragazzo. Io sono grassa. E quelle come me hanno il loro corpo, il loro grasso a riempirle. Quelle come me non hanno e basta. Non hanno possibilità di scelta, hanno possibilità di venir scelte. Forse, se tutto va bene. E di accontentarsi, senza fiatare una parola. Perché il bello è che se vuoi avere qualche buona opportunità nella vita e sei in carne, devi essere perlomeno bella e simpatica. Ecco, quando sei grassa devi introdurre con una avversativa le tue qualità. Si dice" sono grassa, ma bella" e non "sono grassa e bella". Perche l'essere belli tampona il tuo essere grassa, come fosse una macchia di peccato da lavare via. Ed io non sono neanche quello. Non sono bellissima, non sono neanche simpatica. Ma Andrea lo amo perché mi dice che sono bella ed io ci credo, che lo faccio ridere ed io ci credo, che sono tutto ed io ci credo, però resta sempre lì, a non essere io mio ragazzo, a non dirmi parole d'amore, a preferire quella Elena con gli occhi azzurri. Ed io so perchè. Allora smetto di credere che sia in forma, che sia bella e divertente, come dice lui, perché se così fosse lui non preferirebbe un'altra. E tutti gli altri non preferirebbero le altre a me. E quella cazzata del" se non ami te stessa neanche gli altri riescono ad amarti " è vera, ma è anche una str*nzata, perche se io fossi una bona da paura agli altri importerebbe un fico secco il fatto che mi ami o meno, sarei un'appettibile ragazza bella e timida. La causa della mia solitudine sono io, è questo carcere del mio corpo. Perciò questa dedica è per me e per quelle come me. Ragazze grasse sapete cosa? Quegli Andrea là fuori, belli, dannati, realizzati, dolci, affettuosi che ci fanno sentire dio e un minuto dopo plastica Bianca da usare per l'umido sono emeriti imbecilli narcisisti e farfalloni, poveri illusi menefreghisti. Noi però mettiamoci a dieta per dimostrare loro che meritiamo di meglio delle loro sporche attenzioni. Ma lunedì, non oggi.