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Dedica a cui stai rispondendo

Inizia tutto che sei adolescente e cerchi risposte a domande che nessuno si pone. Comincia così, hai 17 anni, di cui almeno 10 li hai passati tra prese in giro e dicerie maligne.
Mentre le tue compagne fanno le loro esperienze, si truccano, indossano abiti scollati e corti, tu ti guardi allo specchio e osservi come sei grande ormai, come si è sviluppato quel seno che, per quanto possa essere piccolo, per te è un macigno sul cuore, che ti schiaccia l'anima. E allora apri l'armadio e fai di tutto per nasconderlo, maglie larghe, che coprano, che non lascino neanche passare l'idea che là dietro ci possa essere qualcosa. Ed i tuoi peli, che per quanto ti possano avvicinare all'immagine maschile che cerchi di raggiungere, la società non accetta. E allora ti senti brutta. Bruttissima. Hai dei capelli che dovresti tagliare, e dei vestiti che dovresti indossare, ma che non desideri davvero mettere.
Decidi finalmente di parlarne con tua madre, la rimproveri quasi, la vedi agitarsi, non ascoltarti. Piangi, finalmente piangi e la smetti di parlarne.
Cerchi su internet, guardi video, leggi i commenti. Ti accorgi che ti hanno augurato la morte, che sei l'errore di un Dio che non conoscono nemmeno loro, che non dovresti esistere. E stai male, sei triste, arrabbiata, non solo devi affrontare tutto ciò da sola, ma non trovi neanche conforto, protezione. Mai ti feriscono così tanto dei commenti di quel tipo, come in quel momento, riguardanti un argomento così delicato per te.
Trovi il nome di una psicosessuologa, vuoi rivolgerti a lei. Ma sei piccola, indifesa, hai paura di uscire di casa, di prenotare un colloquio, e non hai con te neanche un euro.
Torni a dormire sola con i tuoi mille pensieri, a sperare in qualcosa, che sia un cambiamento o una morte non cambia.